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Manfredonia, spari contro l’auto della mamma del sostituto procuratore Galli. Libera: «Atto mafioso»

«Un atto che ha tutte le caratteristiche della mafiosità, compiuto da coloro che utilizzano il linguaggio della violenza per applicare i loro meccanismi di intimidazione e sopraffazione nella nostra comunità». Così Libera Manfredonia e il coordinamento provinciale di Libera Foggia definiscono quanto accaduto al sostituto procuratore Roberto Galli. Ieri sera, intorno alle 21, alcuni colpi…
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«Un atto che ha tutte le caratteristiche della mafiosità, compiuto da coloro che utilizzano il linguaggio della violenza per applicare i loro meccanismi di intimidazione e sopraffazione nella nostra comunità». Così Libera Manfredonia e il coordinamento provinciale di Libera Foggia definiscono quanto accaduto al sostituto procuratore Roberto Galli.

Ieri sera, intorno alle 21, alcuni colpi di fucile sono stati esplosi contro l’auto della madre del magistrato.

Libera esprime «solidarietà» a Galli e alla sua famiglia. «In attesa che siano compiuti tutti gli accertamenti del caso – affermano dall’associazione – ci sentiamo di considerare quanto accaduto un vile atto diretto a colpire una persona al servizio dello Stato e di tutta la comunità».

In attesa che le forze dell’ordine conducano le proprie indagini, Libera invita «chiunque abbia visto o sentito qualcosa di collaborare».

Solidarietà e vicinanza a Galli arriva anche dalla Giunta esecutiva sezionale (Ges) di Bari e dalla sottosezione dell’Anm di Foggia che esprimono, in una nota congiunta, «sgomento e preoccupazione per il gravissimo atto intimidatorio posto in essere in danno del collega».

L’associazione dei magistrati sottolinea che «ancora una volta il territorio foggiano è stato teatro di un vile atto di violenza nei confronti della società e delle istituzioni, che non comporterà alcun arretramento nell’azione di contrasto alla criminalità condotta, con costante e quotidiano impegno, da parte delle forze di polizia e della magistratura».

Quanto accaduto, per il sindaco di Manfredonia Domenico La Marca, «è un gesto grave, di minaccia, di fronte al quale la nostra comunità non può far finta di niente. La nostra amministrazione non ha esitato a costituirsi parte civile in un processo, “Giù le mani”, che ci invita ad avere un’amministrazione blindata, con muri alti ed impermeabili di fronte alla corruzione, all’illegalità, alla criminalità organizzata».

La Marca esprime «piena solidarietà al pm, nostro concittadino» ed evidenzia che «questo atto intimidatorio è un atto vile rivolto a quanti servono con onore lo Stato, a quanti con dignità si sono messi al servizio della comunità nel rispetto della legalità e della giustizia sociale».

Il sindaco di Manfredonia assicura che «non gireremo lo sguardo, non ci laveremo le mani. Siamo sicuri – prosegue – che quanti hanno voluto intimidire saranno individuati. A testa alta siamo chiamati ogni giorno a lavorare per la giustizia sociale, creando i giusti anticorpi all’indifferenza». Il primo cittadino ricorda infine che «siamo chiamati a difendere la bellezza del nostro territorio dalla mafia».

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