Omicidio volontario è l’accusa a carico della 30enne Soccorsa Marino di San Severo che, secondo gli inquirenti, avrebbe ucciso il compagno Mario La Pietra il 5 marzo scorso mentre i due erano in casa.
La 30enne è stata arrestata il 17 settembre scorso dai carabinieri in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip presso il Tribunale di Foggia su richiesta della locale Procura.
La Pietra venne soccorso dal 118 nella sua abitazione con una profonda ferita all’addome provocata da un grosso coltello da cucina. Morì poche ore dopo in ospedale.
Le contraddittorie dichiarazioni rese dalla compagna dell’uomo, che inizialmente parlò di un accoltellamento accidentale, hanno indotto i carabinieri ad approfondire le indagini. La donna disse di essere stata strattonata e tirata per capelli dal marito mentre sorreggeva il figlioletto di un anno con un braccio e con l’altra mano maneggiava un coltello con cui stava affettando le cipolle. Per evitare che il piccolo cadesse o si facesse male, raccontò, nel tentativo di divincolarsi avrebbe involontariamente procurato la ferita all’addome all’uomo, rivelatasi mortale.
Gli esiti del sopralluogo, dell’attività tecnica d’indagine e della perizia medico-legale, secondo gli investigatori hanno confutato quanto dichiarato dalla giovane, che nel corso delle indagini ha fornito diverse versioni riguardo alla dinamica dell’accaduto.
Il delitto si inserirebbe, stando alla ricostruzione, in un contesto conflittuale della coppia, connotato da litigi e discussioni.
La donna respinge le accuse: «La ferita fu accidentale»
Soccorsa Marino continua a dirsi innocente e ha ribadito agli inquirenti, che non le credono, che fu un ferimento accidentale. Il suo avvocato Rosario Antonio De Cesare riferisce di aver chiesto al Tribunale del Riesame di concedere gli arresti domiciliari. «La mia assistita si professa innocente [come ha sempre fatto dall’inizio, ndr] e ha fornito – ha detto il legale – nell’interrogatorio di garanzia che si è già svolto, le stesse dichiarazioni fornite nell’immediatezza del fatto ai carabinieri e ribadite nell’interrogatorio davanti al Gip del tribunale di Foggia cinque giorni dopo l’accaduto, ovvero il 10 marzo. Ovvero che la tragedia si è consumata mentre stava preparando la cena, al rientro a casa dell’uomo».
L’avvocato ricostruisce: «Aveva il bambino più piccolo di un anno in braccio mentre nell’altra mano impugnava un coltello da cucina con il quale stava affettando le cipolle. L’uomo – prosegue – l’avrebbe strattonata, le avrebbe tirato i capelli e la donna, nel tentativo di proteggere il piccolo e di non farlo cadere, nel divincolarsi avrebbe ferito l’uomo».
Stando a quanto appreso dal legale, a far scattare l’arresto su ordinanza cautelare, sarebbero stati alcuni elementi, tra cui gli esiti della perizia autoptica, alcune intercettazioni eseguite nei giorni seguenti l’accaduto e le testimonianze dei familiari della vittima. Intanto i due figli della coppia sono stati affidati ai nonni materni con cui hanno vissuto, insieme alla mamma, dal giorno seguente la morte del 30enne.