Dalla «svolta giusta» alla «sciolta giusta». L’ironia corre sul web per l’atto finale dell’amministrazione capeggiata da Filippo Barbano, il medico «prestato» alla politica, sostenuto dal Movimento Cinque Stelle, mandato a casa a poco più di un anno dalla vittoria alle comunali.
Di certo, San Giovanni Rotondo è la prima amministrazione comunale che paga dazio al risultato delle urne regionali, visto che la presenza di tre candidati locali ha finito per incidere sugli schieramenti, specie all’interno della coalizione che amministrava da Palazzo san Francesco.
La questione
Dicono in molti che la firma del consigliere di maggioranza Pasquale Viscio, acanto a quella degli otto dell’opposizione, andrebbe letta nel mancato ascolto alla richiesta di riequilibrare i rapporti di forza in giunta, vista la candidatura del vicesindaco Michele Longo con i pentastellati, che potevano contare anche sul sindaco e sull’assessora ai Servizi sociali, oltre al capo di Gabinetto. «Solo scuse» esordisce il sindaco Barbano che aggiunge: «Ero pronto a incontrare i gruppi di maggioranza per rivedere gli equilibri in giunta, ma qualcuno ha preferito sentire i richiami delle sirene di chi non vuole bene alla nostra città». Poi conclude: «Tuttavia, avevo già manifestato le mie intenzioni al presidente Conte di lasciare l’incarico a breve, nonostante la mia amministrazione abbia fatto in pochi mesi quello che non era stato fatto in trent’anni».
Le reazioni
«Una scelta grave e scellerata, che riteniamo abbia dimostrato l’incapacità di alcuni rappresentanti di assumersi le proprie responsabilità nei confronti della città» si legge nel documento dell’Udc con il suo rappresentante nell’assise cittadina, Mimmo Longo, che evidenzia: «La politica non si fa in questo modo. In questa città tutto è ostaggio dei personalismi di chi crede che con una manciata di voti possa assoggettare ogni cosa alla sua volontà».
Dall’altra parte è telegrafico il consigliere del Partito democratico, Giuseppe Mangiacotti: «Finisce la Scelta Giusta. Sciolto il consiglio comunale. Finalmente liberi». La libertà nè stata conquistata alle 18.23 di ieri, quando i Consiglio comunale si è palesata la frattura ormai non più risanabile tra Viscio e il resto della maggioranza.
L’ennesimo sciame sismico di un terremoto registrato a febbraio di quest’anno, quando il sindaco – dopo aver presentato le dimissioni per ritirarle prima del ventesimo giorno – aveva provveduto al rimpasto in giunta, dettato anche dai nuovi equilibri raggiunti tra gli scranni dell’assise comunale, con l’ingresso di Mimmo Longo e Domenico Gemma.










