Si è insediato stamattina il nuovo procuratore della Repubblica di Foggia, Enrico Infante. Foggiano, classe 1973, Infante prende il posto di Ludovico Vaccaro, anch’egli originario del capoluogo dauno, da aprile procuratore generale della Corte d’Appello di Lecce.
Parlando con i giornalisti a margine della cerimonia d’insediamento, Infante ha sottolineato che «la Procura di Foggia ha sempre svolto il ruolo che l’ordinamento le ha assegnato» svolgendo «il ruolo di contrastare le varie forme di criminalità che purtroppo funestano questa splendida Capitanata. E devo dire – ha proseguito – che tra luci e ombre (perché in tutti gli uffici pubblici ci sono luci ed ombre) complessivamente ha sempre assolto al suo compito. Proseguiremo così con ancora maggiore tenacia e determinazione nel vedere le emergenze nuove e al fine di organizzarci per affrontarle al meglio».
Infante ha evidenziato che «purtroppo di emergenze ce ne sono tante. La Capitanata – ha detto – è veramente permeata e funestata da tante emergenze di tutti i tipi. La criminalità organizzata, di competenza della Distrettuale antimafia e con la quale collaboriamo molto bene, la criminalità predatoria, ambientale, il malaffare nella pubblica amministrazione, purtroppo siamo aggrediti su diversi fronti». E ha proseguito: «Quello che mi permetto di individuare come fil rouge unitario su cui bisogna lavorare tanto, tutte le forze sociali ed istituzionali e non solo le autorità preposte a contrastare i più gravi reati, è una certa indifferenza ed accettazione sociale di questa diffusione della illegalità e dunque una certa scarsa reattività, il che vuol dire omertà, scarsa collaborazione e scarso impegno a contrastare le cause profonde. Anche se devo dire la verità si è fatto tantissimo in positivo negli ultimi anni».
Il neo procuratore di Foggia ha poi spiegato che «la società civile da anni ha reagito e c’è un’opera di sensibilizzazione diffusa e di contrasto civile alle cause profonde della criminalità. Però – ha aggiunto – dobbiamo proseguire su questa strada tutti quanti insieme. Non se ne esce soltanto con il lavoro delle forze dell’ordine o della procura . È l’estrema ratio quando il danno è fatto. Per rimuovere le cause di fondo di questi fenomeni occorre uno sforzo di tutte le forze sociali».










