Una lezione di sport, ma soprattutto di metodo. Fefè De Giorgi, commissario tecnico dell’Italvolley maschile, è tornato a Foggia, città a cui è legato dai tempi dell’università, per incontrare gli studenti del Liceo Classico “Lanza”. Un talk a cuore aperto in cui il mister ha analizzato lo stato di salute dello sport italiano, tracciando un netto confine tra chi pianifica il futuro e chi rincorre l’emergenza.
«Non possiamo paragonarci al movimento del calcio, ma siamo sport che hanno programmato e lavorano. Non è scoppiata ora la pallavolo o il tennis», ha spiegato De Giorgi, rivendicando i frutti di anni di semina federale e attenzione ai vivai. Il Ct si è soffermato proprio sul momento d’oro della racchetta azzurra, facendo un distinguo fondamentale tra il “sistema” e il fuoriclasse assoluto: «Il tennis ha fatto un lavoro enorme una decina di anni fa e oggi ha sette, otto giocatori di altissimo livello. Poi c’è Jannik Sinner, ma lui sarebbe uscito anche in mezzo al deserto. Il problema non era trovare Sinner, ma dare una quantità di giocatori competitivi». Inevitabile il confronto, seppur diplomatico, con il mondo del pallone: «Sul calcio non posso esprimermi a fondo, bisogna conoscere le dinamiche, ma probabilmente qualcosa bisogna cambiare».
La lezione ai giovani
Agli studenti foggiani, De Giorgi ha lasciato un messaggio chiaro: il talento senza lavoro non basta. «C’è sempre da imparare, bisogna mettersi nella posizione di crescere e di cambiare. Allenare e allenarsi, perché bisogna essere preparati».
L’incontro è stato anche l’occasione per riaprire l’album dei ricordi personali. De Giorgi ha un legame speciale con il capoluogo dauno, dove ha frequentato l’Isef e poi Scienze Motorie. «Ricordo le mie trasferte in treno Lecce-Foggia – ha raccontato con un pizzico di nostalgia –. Giocavo già in Serie A, ma fino al mercoledì ero impegnato negli studi per le materie di sbarramento. Viaggiavo, studiavo e giocavo. È questo sacrificio che bisogna raccontare ai ragazzi oggi».









