In Puglia cresce in modo preoccupante il numero di persone ai margini del mercato del lavoro: non lavorano, non studiano, non cercano occupazione. È una condizione che colpisce soprattutto giovani e donne, segno di un malessere sociale e della difficoltà di un sistema regionale non sempre capace di offrire stabilmente opportunità concrete.
Nel 2024, il 56,1% dei giovani pugliesi tra 15 e 34 anni era inattivo, in aumento rispetto al 53,8 del 2023. Ancora più difficile la situazione delle donne nella stessa fascia d’età, con un tasso di inattività salito al 63% rispetto al 61,8 dell’anno precedente. Oltre metà dei giovani e quasi due terzi delle giovani donne risultano fuori dal circuito del lavoro e della formazione. Un quadro che rischia di diventare strutturale, trascinando la regione in una spirale, che bisogna evitare, di impoverimento economico, sociale e culturale.
Contestualmente, continua l’emorragia di capitale umano. Nel solo 2024, tra 18 e 39 anni ben 28.326 persone hanno lasciato la Puglia: 15.527 si sono trasferite in altre regioni italiane, 5.637 all’estero; nella fascia 40-64 anni sono emigrate 5.138 persone in altre regioni e 2.021 all’estero. È come se un intero comune di media grandezza fosse scomparso nel giro di un anno.
Tanti giovani lasciano questo nostro territorio, attratti da migliori opportunità occupazionali in altre regioni o all’estero. La diminuzione dei residenti porta con sé una riduzione di risorse per sanità, scuola e servizi pubblici, con effetti preoccupanti sull’intera comunità.
Basta un solo dato statistico, per cogliere la portata, le connessioni e le criticità di questi fenomeni. L’anno scolastico 2024/2025 si è aperto in Puglia con un nuovo record negativo sul fronte delle iscrizioni: gli studenti risultano infatti in ulteriore calo rispetto all’anno precedente. Gli iscritti sono stati 516.808, con una diminuzione di 12.143 unità rispetto ai 528.951 dell’anno scolastico 2023/2024. Un dato ancora più indicativo, se confrontato con l’anno scolastico 2019/2020, quando gli studenti pugliesi erano 572.772, in cinque anni si registra quindi una flessione complessiva di oltre 55.000.
Per la Cisl Puglia inattività ed emigrazione sono due facce della stessa medaglia: entrambe denunciano la difficoltà a incrociare domanda e offerta di lavoro. Senza valorizzazione delle competenze e percorsi concreti di inserimento professionale il senso di sfiducia inevitabilmente cresce. Favorire l’occupazione giovanile significa anche allargare la base contributiva, ridurre la dipendenza dai trasferimenti pubblici e promuovere un modello di sviluppo più equo e inclusivo. Servono maggiori e mirate politiche attive del lavoro, a partire dal rafforzamento dei servizi per l’impiego, affinché diventino strumenti efficaci di orientamento e inserimento.
La Cisl Puglia ribadisce da tempo che l’assenza di un tavolo regionale permanente su lavoro e sviluppo, penalizza l’efficacia delle strategie occupazionali. Esistono protocolli condivisi, come quello sul Pnrr, ma senza monitoraggio e confronto strutturato rischiano di continuare a restare sulla carta. Chiediamo l’avvio di un confronto stabile tra istituzioni, parti sociali, imprese, enti formativi e università, capace di mettere a sistema strategie e opportunità per promuovere un’occupazione di qualità. Altrettanto centrale è la formazione, anche per orientare verso i settori in espansione: tecnologie, sostenibilità ambientale, cura alla persona, servizi avanzati.
Le risorse del Pnrr e del Fondo di Sviluppo e Coesione devono essere utilizzate appieno, con efficienza e rapidità, per generare opportunità stabili e durature. Occorrono inoltre, ulteriori incentivi mirati per favorire l’occupazione giovanile e femminile, politiche efficaci di conciliazione tra vita e lavoro, interventi fiscali più incisivi, sostegno alla genitorialità e lavoro agile, dove applicabile. La Cisl Puglia promuove un patto per l’occupazione e la riduzione dell’emigrazione giovanile attraverso una collaborazione strategica tra istituzioni, imprese e mondo accademico per valorizzare i talenti locali e garantire ai giovani opportunità reali di sviluppo e successo nel loro territorio. Siamo convinti che lo sviluppo sostenibile debba necessariamente passare dal protagonismo delle nuove generazioni e dal pieno coinvolgimento delle donne nel mercato del lavoro. Per questo, sollecitiamo la Regione Puglia, in questi ultimi mesi di legislatura, ad una maggiore volontà di dialogo.
Negli ultimi anni la Puglia ha mostrato segnali di ripresa occupazionale, in particolare su alcuni territori; ora è essenziale però, valorizzare la qualità del lavoro attraverso un rafforzamento della contrattazione e della partecipazione. Contrastare l’inattività, ridurre la migrazione forzata e valorizzare il capitale umano della nostra regione rappresentano non solo una priorità sociale, ma costituiscono il presupposto fondamentale per un futuro sostenibile, inclusivo e giusto.
Antonio Castellucci è segretario generale della Cisl Puglia
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