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Tra salute, identità e fiducia: per la reputazione del marchio vitali comportamenti coerenti

Nel mondo dell’agroalimentare, il valore di un prodotto va oltre il gusto: è legato al suo significato e ai valori che rappresenta. L’attuale consumatore è più attento, informato, selettivo: cerca alimenti che raccontino una storia autentica, che trasmettano fiducia e rispecchino i suoi valori. La spesa alimentare diventa così un atto culturale e identitario, in…
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Nel mondo dell’agroalimentare, il valore di un prodotto va oltre il gusto: è legato al suo significato e ai valori che rappresenta. L’attuale consumatore è più attento, informato, selettivo: cerca alimenti che raccontino una storia autentica, che trasmettano fiducia e rispecchino i suoi valori. La spesa alimentare diventa così un atto culturale e identitario, in cui salute, sostenibilità e territorio si fondono in un’unica esperienza di scelta consapevole.

La trasformazione del marketing agroalimentare è evidente: le imprese non vendono più solo cibo, ma sensorialità e benessere. Il concetto di qualità si è ampliato, dalla dimensione organolettica a quella etica, ambientale e relazionale. L’origine, le pratiche produttive e la trasparenza comunicativa sono diventate leve strategiche tanto quanto il prezzo o la distribuzione.

La provenienza locale, ad esempio, non è più solo un’informazione in etichetta: è un simbolo di appartenenza, un segno di autenticità che rassicura il consumatore in un mercato globalizzato. Allo stesso modo, le certificazioni e i marchi di qualità (DOP, IGP, BIO) funzionano come «scorciatoie cognitive» che semplificano la complessità del mercato e rafforzano la fiducia verso il brand.

Un ruolo crescente è assunto dal «salutismo»: l’alimentazione è sempre più percepita come strumento di benessere personale e di equilibrio psicofisico. I consumatori cercano prodotti funzionali, ricchi di nutrienti, poveri di additivi, in linea con stili di vita più sani e sostenibili, come evidenziato da recenti studi condotti dall’«Osservatorio Mast» dell’Università LUM. In questo contesto, il marketing deve saper parlare il linguaggio della scienza e della trasparenza, evitando promesse vaghe o greenwashing, e costruendo relazioni fondate sulla credibilità.

Comunicare salute significa, infatti, educare e accompagnare il consumatore nelle sue scelte, non semplicemente persuaderlo.

La reputazione del marchio si costruisce oggi attraverso comportamenti coerenti: filiere corte, packaging ecologico, tracciabilità digitale, responsabilità sociale. Ogni azione dell’impresa diventa parte integrante dello storytelling del prodotto, che deve essere autentico, verificabile e radicato nel territorio.

È in questa direzione che la narrazione del «made in Italy», sempre più interattiva, trova nuova linfa: non solo tradizione, ma innovazione responsabile, capace di coniugare eccellenza, benessere e sostenibilità.

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