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Agroalimentare, il cibo chiave del futuro per ripensare l’alimentazione

Questo contributo è stato scritto in collaborazione con Marco Savorgnan. Entrambi gli autori sono LUM Strategy Innovation e Strategy Innovation Siamo nell’epoca della permacrisi: una crisi permanente, fluida, che muta volto e contesto ma non concede tregua. Una pandemia globale, guerre che riscrivono gli equilibri geopolitici, un cambiamento climatico sempre più irreversibile, ora anche i…
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Questo contributo è stato scritto in collaborazione con Marco Savorgnan. Entrambi gli autori sono LUM Strategy Innovation e Strategy Innovation

Siamo nell’epoca della permacrisi: una crisi permanente, fluida, che muta volto e contesto ma non concede tregua. Una pandemia globale, guerre che riscrivono gli equilibri geopolitici, un cambiamento climatico sempre più irreversibile, ora anche i dazi.

Tutto si somma, tutto si intreccia. E in questo scenario, il cibo diventa uno degli specchi più sinceri, e insieme uno dei terreni più fertili, per immaginare un futuro diverso. Da sempre, ciò che mangiamo racconta chi siamo. Il nostro rapporto con l’alimentazione riflette i riti, le paure, le credenze, le regole e le trasgressioni di una società. E oggi più che mai, in questa stagione di crisi continue, il cibo si è fatto oggetto culturale, sociale, economico e politico. È spettacolo, è moda, è identità. Ma anche polarizzazione, ideologia, esclusione. E soprattutto, è un campo su cui si gioca una delle sfide più grandi della contemporaneità: come nutrire il pianeta senza distruggerlo.

Le strategie

Ecco perché diventa urgente adottare un approccio di foresight (di visione strategica e sistemica) per pensare all’alimentazione non come semplice risposta al bisogno, ma come leva per costruire futuri desiderabili. Questo significa osservare con attenzione i trend in atto, capirne i limiti, e poi osare, immaginare, progettare. Anche in un contesto dominato dall’incertezza. Per esempio, immaginando non soltanto cibi che promettono “boost” energetici ma anche ingredienti che aiutano il corpo e la mente a riposare, recuperare, respirare. In un mondo dove il burn-out è diventato normalità, forse anche il cibo deve imparare a rallentare.

Allo stesso modo, serve superare l’idea che il benessere sia solo questione di “senza”: senza zucchero, senza glutine, senza grassi. Il benessere futuro sarà anche sociale e relazionale. Ecco allora che il cibo torna a essere strumento di progettazione sociale, specchio di valori futuri. Ma per farlo, serve creare alleanze strategiche tra produttori, distributori, consumatori. Perché in fondo, ti dico cosa mangerai e ti dirò che società sarai.

È proprio in questo ambito che LUM Strategy Innovation, spin-off dell’Università LUM e di Strategy Innovation a Venezia, dopo la partnership con Food Inn Lab, ora ha avviato una collaborazione anche con lo studio legale Safe Green: le imprese del settore agroalimentare, hanno un crescente bisogno di immaginare e di costruire scenari alternativi per affrontare la permacrisi.

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