Un pugliese alla corte di Re Ferdinando II di Borbone

Dopo l’esordio letterario con il romanzo “Per vincere sé stessi” (Edizioni Tabula Fati), il barese Gianvito Armenise (nella foto) torna in libreria con il saggio storico “Giuseppe Mario Arpinio. Il diplomatico di Ferdinando II di Borbone” (Edizioni Solfanelli).

Il perché della scelta, fra tanti nostri corregionali di spicco, di un personaggio meno noto, è nelle parole dell’autore: «Anzitutto perché è nato a Modugno, città dove ho vissuto per quasi 30 anni e dove conservo ancora gli affetti familiari e le amicizie più strette. In secondo luogo, perché preferisco i terreni impervi e mai battuti da altri. Attraverso la descrizione della vita di questo funzionario, si è riusciti anche a ridare la giusta luce ad una dinastia, quella borbonica, e a un Re, Ferdinando II, spesso oggetto di critiche ingiuste a mio avviso».
Per molto tempo, infatti, la storiografia che si è occupata delle Due Sicilie ha presentato un Regno isolato dallo scacchiere internazionale e incapace di risolvere problemi radicati come lo strapotere baronale; aspetti su cui il saggio getta una nuova luce. Frutto di oltre otto anni di lavoro, che hanno impegnato Gianvito Armenise in ricerche di archivio e analisi di fonti internazionali, il libro è dunque incentrato sulla figura di Giuseppe Mario Arpino (nato a Modugno nel 1804), che seppe distinguersi alla corte di Re Ferdinando II di Borbone, dando lustro all’ex Regno delle Due Sicilie. Il diplomatico fu incaricato da Ferdinando II di svolgere importanti compiti: a Londra come Ambasciatore straordinario; a Palermo per combattere lo strapotere baronale para-mafioso e restituire le terre ai contadini; a Napoli, infine, siglò l’importante Trattato Commerciale con gli Stati Uniti d’America che, nelle intenzioni del governo borbonico, avrebbe dovuto limitare il predominio politico e commerciale degli inglesi.
Arpino morì, improvvisamente, poche ore dopo questa firma, il 2 ottobre del 1855. Armenise narra anche le vicende sentimentali che coinvolsero il funzionario borbonico con la giovane poetessa siciliana Maria Cristina Anselmo, discendente del famoso pittore palermitano Velasco. La prefazione è del giornalista bitontino Marino Pagano, recentemente insignito del premio letterario “Italia Medievale”. Il 9 ottobre scorso l’opera è stata premiata dal Comune di Modugno e dal Centro Tradizione e Comunità in occasione delle celebrazioni del “Millennio Modugnese” nell’ambito della XII Edizione “Premio Giglio del Sud – Pino Tosca”.

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