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Dalla Siria alla Bat, il racconto di “Orso – Scritti dalla Siria del Nord Est”

Aprile è un mese molto importante dal punto di vista storico, poiché ricorrono le celebrazioni per la liberazione dal nazi-fascismo. La libreria indipendente di Barletta, “I funamboli Libri e Tè”, racconterà la storia di un partigiano dei giorni nostri, proponendo il libro dal titolo “Orso - Scritti dalla Siria del Nord Est” edito da Red…
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Aprile è un mese molto importante dal punto di vista storico, poiché ricorrono le celebrazioni per la liberazione dal nazi-fascismo. La libreria indipendente di Barletta, “I funamboli Libri e Tè”, racconterà la storia di un partigiano dei giorni nostri, proponendo il libro dal titolo “Orso – Scritti dalla Siria del Nord Est” edito da Red Star Press, che sarà presentato venerdì 8 aprile alle ore 18,30 in collaborazione con il collettivo “Terra Bruciata”. Il libro raccoglie testimonianze e scritti di Lorenzo Orsetti, ricordato anche con il nome di “Orso”, conosciuto in Rojava con il nome di battaglia Tekoşer Piling e caduto a Baghouz, ultimo villaggio sotto il controllo dell’Isis, il 18 marzo del 2019. Presente al dibattito uno dei curatori del libro Alessandro Orsetti, padre di Lorenzo.

Raccontare la storia di Lorenzo è un esame di memoria collettiva per non perdere mai la speranza, grazie al quale comprendere la società basata sulla democrazia diretta, costituita da donne e uomini, partendo dalla lotta al Califfato nero e ai regimi sanguinari. La rivoluzione confederale definita da molti “un’utopia concreta”, è basata sul principio dell’autonomia democratica i cui pilastri sono: l’emancipazione della donna, l’autonomia dei giovani e il rispetto dei gruppi etnici e religiosi. In un medio oriente dilaniato dai conflitti, il confederalismo democratico si pone come unica speranza di pace; in Rojava ed in tutto il nord est della Siria, coesistono pacificamente arabi, kurdi, siriaci, in un modello politico e sociale che mette in discussione il principio di guerra tra stati-nazione. Ogni gruppo etnico e religioso può vivere esprimendo liberamente la propria cultura, fattore importante se si pensa che gli stessi kurdi sono incarcerati fin da bambini o che gli yazidi sono stati vittime di diversi genocidi, l’ultimo dei quali proprio ad opera degli uomini del Califfato nel 2014 a Shingal, perché ritenuti “adoratori del diavolo”. In questi anni, numerosi internazionalisti si sono recati volontari in quei territori, per sostenere questo progetto di democrazia dal basso: circa 50 di loro non hanno mai fatto ritorno a casa e il tributo di vite umane è di almeno 11000 tra i locali.

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