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Addio Ornella: simbolo della milanesità dal piglio difficile, ma piena di dolcezza

Ornella Vanoni. L’ultima volta l’ho incontrata proprio per caso, al «Consolare» di Gianni, il ristorante dove va sempre Mina, ed era con Renato Zero, e la settimana prima, sempre a Milano, dove abitava, davanti alla boutique di Betta, mia moglie, perché andava a vedere una mostra al «Piccolo», scendeva da un taxi, a fatica, e…
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Ornella Vanoni. L’ultima volta l’ho incontrata proprio per caso, al «Consolare» di Gianni, il ristorante dove va sempre Mina, ed era con Renato Zero, e la settimana prima, sempre a Milano, dove abitava, davanti alla boutique di Betta, mia moglie, perché andava a vedere una mostra al «Piccolo», scendeva da un taxi, a fatica, e l’ho aiutata a fare gli ultimi metri perché anche se non poteva girare sola, non rinunciava «A vivere a 91 anni», come mi diceva.

Ornella Vanoni negli ultimi anni era diventata gentile, dolce direi e non era sempre così. Ha inondato le nostre case di felicità e di musica, lei che la felicità l’ha sempre poco praticata. Proprio lei che è stata forse una delle nostre interpreti più grandi cantando l’amore, l’amore l’aveva davvero molto delusa. Era stata un’amante «quando nella Milano del dopoguerra le signore bene prima si sposavano e poi si facevano l’amante», mi spiegava.

Lui era Giorgio Strehler, immenso artista e regista, che le tormentò, però, la vita: troppi vizi, compresa la cocaina, troppi capricci e lei decise di lasciarlo cercando una serenità borghese.

Arrivò il marito, Lucio Ardenzi, impresario, per rincorrere un sogno della famiglia, della casa, di un figlio. Ma quel sogno non era per lei che ha sempre rincorso un faticoso ideale di libertà. Ma Ornella alla libertà ha dovuto pagare un prezzo altissimo, la solitudine.

Mi diceva: «Mi manca l’amore, è bello svegliarsi in due, è bello il calore di un abbraccio». Con Cristiano, il figlio, ha sempre avuto un rapporto faticoso: «Quando era più giovane, si è sentito trascurato, addirittura rifiutato». Eppure, suo figlio e la famiglia di suo figlio e i due nipoti sono sempre stati un punto di riferimento centrale nei suoi ultimi anni.

In questi ultimi anni, poi, è nata anche la collaborazione con Fabio Fazio che ce l’ha fatta amare di nuovo, semmai avessimo smesso. E credo che Fazio le abbia voluto davvero bene. «Quando interrompe la trasmissione mi dispiace, la domenica non so che cosa fare, uscirei, ma chi mi invita?».

Pensate che in passato avevo anche deciso di non salutarla più, perché aveva un carattere troppo difficile: mi sgridava sempre, qualsiasi cosa facessi, se telefonavo presto, o tardi, se stavo a destra o a sinistra. Pesantissima. Forse, certe volte, capiva di esagerare e mi diceva «io non sono stronza, sono solo ansiosa». Sarà stata anche solo ansiosa, ma era veramente difficile stare accanto a lei. Anni fa, ero andato con mia moglie Betta Guerreri alle Maldive per 15 giorni. Appena arrivato dico a Betta: «Sai che al ristorante c’è una signora che assomiglia Ornella Vanoni?». «Amore, è Ornella Vanoni».

Venne al nostro tavolo e si sedette a parlare con noi. Mi ricordo che assaggiava direttamente dai nostri piatti, usando la mia forchetta, perché lei era così, prendere o lasciare. Siamo stati insieme per 15 giorni, bellissimi, fu adorabile. Tempo fa, siamo andati anche a casa sua, il suo ex fidanzato, Giorgio Tocchi, bello e simpaticissimo, aveva cucinato risotto alla milanese e trippa con fagioli, tutto buonissimo, peccato che quella volta lei era di luna storta, cattivo umore, ma il risotto compensò moltissimo il carattere di quel momento.

È strano come una donna che ha regalato così tanta dolcezza e così tanta felicità attraverso la sua arte, le sue interpretazioni, sia stata così tanto tormentata: problemi d’amore, problemi finanziari («Un consulente mi ha rubato un sacco mi milioni e devo lavorare alla mia età»), problemi con se stessa e una depressione latente che in passato l’aveva quasi annientata.

Mi piace pensare che nei suoi ultimi anni non fosse più così. Mi piace che il suo sorriso, l’ultimo che mi ha regalato mentre le baciavo la mano al ristorante «Consolare» ci sia stato anche nel suo cuore.
Forse Ornella è una donna che nella sua vita ha più dato che ricevuto, ma mi auguro che abbia capito quanto tutti noi, parlo di tutti noi italiani, le abbiamo voluto bene.

Ciao Ornella.

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