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Soldi persi alle slot machine e dipendenti senza stipendi. Debiti per 18 milioni

«Quindi domani sono settemila euro in meno di stipendi». Ridevano al telefono Angelo Antonio Abrusci e il suo dipendente, mentre l’imprenditore raccontava di aver giocato e sperperato settemila euro alla slot machine piazzate nella sala bingo Ambassador, la sera prima. Denaro puntualmente prelevato, poi, dalle casse della società amministrata. È solo una delle intercettazioni che…
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«Quindi domani sono settemila euro in meno di stipendi». Ridevano al telefono Angelo Antonio Abrusci e il suo dipendente, mentre l’imprenditore raccontava di aver giocato e sperperato settemila euro alla slot machine piazzate nella sala bingo Ambassador, la sera prima. Denaro puntualmente prelevato, poi, dalle casse della società amministrata.

È solo una delle intercettazioni che compongono l’ossatura dell’inchiesta conclusasi con l’arresto (ai domiciliari) di Angelo Antonio Abrusci e di suo fratello Antonio Abrusci. Una misura interdittiva è stata emessa nei confronti di due società di Bari e Acquaviva delle Fonti operanti nel settore dei giochi e delle scommesse, la Astra Bingo srl e la Expandia srl.
Le accuse, sono di false comunicazioni sociali, indebita restituzione dei conferimenti, bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale e impropria per operazioni dolose (in relazione al mancato pagamento delle imposte) e falso societario. E si riferiscono al puntuale depauperamento messo in atto dai due amministratori della Astra Bingo, fino a portarla al fallimento.
Secondo le indagini della guardia di finanza, la società, «in un periodo di conclamato dissesto finanziario, avrebbe ceduto un ramo d’azienda composto da 4 sale bingo e 2 sale video lottery a Bari, Martina Franca, Taranto, Corropoli, Casamassima e San Benedetto del Tronto, per un valore di oltre 9 milioni di euro», alla Expandia srl, intestata alla loro madre, al prezzo sottostimato di euro 120 mila euro. Così, con debiti maturati per oltre 18 milioni di euro, la Astra Bingo srl sarebbe stata «dolosamente avviata al fallimento, dichiarato dal Tribunale di Bari nel luglio del 2019».
Gli accertamenti hanno documentato che anche la Expandia srl, nel frattempo, aveva accumulato una rilevante esposizione debitoria ottenuta con «una pianificata e ben collaudata opera di distrazione patrimoniale», con prelievi di denaro direttamente dalle casse delle due società, mediante l’utilizzo di carte prepagate Postepay. Gli inquirenti hanno dunque verificato la distrazione di fondi per oltre 8 milioni 600 mila euro e documentato una fitta rete di relazioni nel mondo dell’economia e della finanza, che permettevano di adottare tecniche anche evolute di movimento del denaro. La gip Luigia Lambriola, nell’ordinanza evidenzia nei confronti dei due fratelli «condotte di evasioni fiscali, falsità significative e sistematiche nei bilanci, distrazioni continue, complicate operazioni contabili per nascondere e sottrarre alle casse societarie denaro e risorse».
La censura della giudice si concentra principalmente su Angelo Antonio, e sulla sua personalità «sprezzante e priva di scrupoli, laddove di fronte alle comprovate difficoltà nel pagare gli stipendi dei dipendenti – si legge – ha sottratto dalle casse societarie circa settemila euro, per giocare alle slot machine di una delle sale gioco».
Per la gip, «da tanto si comprende come le risorse societarie da destinarsi al pagamento degli stipendi siano state dirottate a piacimento per soddisfare le loro pulsioni ludiche, in consapevole dispregio delle regole giuridico-economiche».
Una parte della misura cautelare si concentra anche sulla madre dei fratelli Abrusci, che «in disprezzo delle regole giuridiche ed economiche, non si è minimamente preoccupata – si legge ancora – dei reati e degli illeciti che si sarebbero potuti consumare in suo nome, dagli amministratori di fatto», i suoi figli.
Per questo, le ha imposto il divieto di esercitare imprese e uffici direttivi di persone giuridiche o imprese per un anno.

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