Società civile e imprese insieme per sconfiggere il caporalato. É la ricetta proposta dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, intervenuta oggi in video conferenza alla giornata di riflessione e approfondimento che si è svolta presso l’aula magna del Dipartimento di Scienze Giuridiche, a Lecce, dell’Università del Salento, dal titolo “I caporalati, oggi”. Il tema del contrasto al caporalato e allo sfruttamento lavorativo sta ricevendo sempre più attenzione da parte della politica e delle istituzioni: lo dimostra ad esempio, aggiunge il ministro, «il protocollo d’intesa firmato lo scorso 14 luglio proprio al Viminale per la prevenzione e il contrasto al fenomeno. Sono, infatti, interessati i ministeri dell’Interno e del Lavoro, ma anche l’Anci, favorendo in tal modo un raccordo virtuoso tra le istituzioni centrali e i territori. È tra l’altro attiva da qualche settimana la Consulta per l’attuazione del protocollo presieduta dal presidente Roberto Maroni. Anche i prefetti hanno un ruolo di primo piano e sono già diverse le iniziative assunte in particolare nelle aree più a rischio di sfruttamento – attraverso la sottoscrizione di atti di intesa e l’attivazione di tavoli di coordinamento. L’attività delle prefetture continuerà anche per il superamento degli insediamenti abusivi di cittadini extracomunitari impiegati in agricoltura come dimostrano le attività dei prefetti di Caserta, Foggia e Reggio Calabria nelle aree di Castel Volturno, Manfredonia e San Ferdinando». In particolare, il ministro ha sottolineato il protocollo del maggio 2021 a Foggia, a cui hanno partecipato tutte le istituzioni, dal presidente della Regione Puglia, al procuratore di Foggia. «Abbiamo previsto – ha commentato – la riconversione del Cara di Borgo Mezzanone in foresteria regionale, con l’obiettivo di contrastare il caporalato con eliminazione del degrado dell’area che ospita, soprattutto in estate, un gran numero di lavoratori stranieri nel settore agroalimentare». Tra le ipotesi che sono sul tavolo per garantire legalità e sicurezza del lavoro, Lamorgese cita il progetto che si sta portando avanti con la Tunisia che prevede «un’aliquota dei flussi destinati ai lavoratori stagionali che verrebbero in Italia per la raccolta di frutta e ortaggi e che possano tornare nel loro Paese, dopo un periodo di 6 mesi. Bisogna pensare a una forma di flussi migratori disciplinati dallo Stato e questa potrebbe essere una strada».
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Di Redazione6 Dicembre 2024