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Scacco alla Scu nel Brindisino, l’ex sindaco Matarrelli: «Mesagne, capitale del riscatto» – L’INTERVISTA

Ex sindaco di Mesagne e consigliere regionale pugliese, Toni Matarrelli riflette sulle recenti operazioni giudiziarie, tra cui quella ai danni del clan «Vicientino» e sul percorso di riscatto civile costruito dalla città negli ultimi anni. Mesagne viene spesso citata come una delle città più sicure della provincia. È davvero così? «Dal punto di vista statistico…
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Ex sindaco di Mesagne e consigliere regionale pugliese, Toni Matarrelli riflette sulle recenti operazioni giudiziarie, tra cui quella ai danni del clan «Vicientino» e sul percorso di riscatto civile costruito dalla città negli ultimi anni.

Mesagne viene spesso citata come una delle città più sicure della provincia. È davvero così?

«Dal punto di vista statistico sì: a Mesagne si commettono meno reati, non solo rispetto alla provincia ma anche ad altri contesti simili. Questo non accade per caso. C’è un controllo del territorio molto puntuale da parte delle forze dell’ordine che lavorano quotidianamente e con grande professionalità».

Quali sono i numeri di questo presidio?

«Parliamo di circa cinquanta poliziotti nel commissariato, una trentina di vigili urbani – in proporzione uno dei corpi più numerosi in assoluto – e una caserma dei carabinieri con sedici unità. In totale sono circa cento operatori delle forze dell’ordine impegnati ogni giorno sul territorio. I risultati si vedono anche nella capacità della magistratura di fare chiarezza».

I criminali vogliono riprendersi un ruolo.

«Questo è un punto fondamentale. Mesagne non è più quella di prima. Se qualcuno vuole riprendersi un ruolo, significa che quel ruolo non ce l’ha più. Il consenso di cui potevano godere anni fa oggi è residuale, molto ridotto».

Quindi la città ha davvero cambiato pelle?

«Sì, Mesagne è una città che negli anni si è riscattata. Ha scelto consapevolmente di fare della cultura della legalità un modello, senza mai negare che i problemi possano esistere. La differenza è che oggi esiste un sistema pubblico solido, sostenuto dai cittadini, dalle associazioni, dalle parrocchie, da una rete diffusa che ha creato veri anticorpi».

Un modello che rende la città più attrattiva?

«Assolutamente. Mesagne oggi è attrattiva perché è una comunità che ha reagito. Mi piace sempre ricordare le parole del magistrato De Donno, che al momento del pensionamento definì Mesagne “simbolo del riscatto” in Italia. Altrettanto don Ciotti, con medesima metafora, l’ha chiamata “capitale del riscatto”. Sono espressioni potentissime, che raccontano meglio di mille analisi quello che è accaduto qui».

E ora?

«Mai abbassare la guardia. Sarebbe l’errore più grande. Il riscatto non è una conquista definitiva, ma un processo continuo. Le difficoltà possono ancora emergere e vanno affrontate sempre con lo stesso modello: presenza dello Stato, partecipazione dei cittadini, rete sociale e culturale. È così che Mesagne ha cambiato passo ed è così che deve continuare».

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