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Brindisi, 27enne trovato morto dopo il lavoro in campagna

Il corpo senza vita di un ragazzo di 27 anni, originario della Guinea, è stato trovato in un casolare abbandonato a Brindisi, alle porte del quartiere La Rosa. Il giovane, Toure Saidou, era arrivato a Brindisi non più tardi di 5 mesi fa. Di lui non si avevano notizie dall'8 gennaio scorso. Era sposato e…

Il corpo senza vita di un ragazzo di 27 anni, originario della Guinea, è stato trovato in un casolare abbandonato a Brindisi, alle porte del quartiere La Rosa. Il giovane, Toure Saidou, era arrivato a Brindisi non più tardi di 5 mesi fa. Di lui non si avevano notizie dall’8 gennaio scorso. Era sposato e padre di quattro figli. A darne notizia è l’associazione Smiling Coast of Africa nata a Brindisi per riunire persone provenienti dal Senegal, dal Gambia e dalla Guinea.

«Sabato scorso era andato in campagna a lavorare, pioveva tanto. Ha preso in prestito la bici ed è arrivato quasi a Tuturano, non si sentiva tanto bene, lo ha detto, si è seduto ma poi ha finito il turno e non è più tornato», racconta l’associazione sui social.
«Lunedì mattina chi gli ha prestato la bici, l’ha trovato in un casolare in campagna, quartiere La Rosa, solo e senza vita ma accanto ad un focolare ancora caldo», prosegue. «Dai racconti dei compagni di lavoro è certo che al lavoro è stato male, ma allora perché non l’hanno aiutato? Perché nessuno ha fatto l’unica cosa necessaria e forse sufficiente a salvargli la vita: chiamare il 118?», chiede.
«Perché a nessuno importa sapere come è morto Saidou e Camara Fantamadi e troppe altre persone prima di loro?», va avanti l’associazione che fa riferimento alla morte del migrante di 27 anni, originario del Mali, Camara Fantamadi, avvenuta il 24 giugno scorso, sulla strada provinciale che collega Brindisi alla frazione di Tuturano, dopo che il ragazzo aveva lavorato zappando la terra per almeno 4 ore, sotto al sole.
«Perché non si fa un’autopsia a questi corpi che muoiono nelle campagne? A noi interessa e insieme ai fratelli e alle sorelle africani/e e italiani/e costituiremo un’anagrafe di queste morti silenziose», fa sapere l’associazione. «Con loro muore la speranza di un futuro migliore per loro, per le loro famiglie e per tutti noi, che crediamo in una convivenza civile e nella dignità del lavoro. Vigiliamo tutti uniti e con un’attenzione sempre maggiore sulle nostre campagne e nei nostri cantieri, perché questi crimini non accadano più e il valore delle vite sia uguale per tutti», conclude l’associazione.

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