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Il futuro dell’abbigliamento di lusso? Passa per l’artigianato e Trani lo insegna

In un momento storico in cui la moda punta sempre più sull’identità, sull’autenticità e sul valore dell’esperienza, la Puglia si affaccia con nuova consapevolezza sulla scena nazionale. È Trani, questa volta, a farsi crocevia di linguaggi e visioni, grazie all’iniziativa promossa dall’imprenditore Beppe Nugnes e dal marchio Golden Goose, che ha fatto tappa nei giorni…
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In un momento storico in cui la moda punta sempre più sull’identità, sull’autenticità e sul valore dell’esperienza, la Puglia si affaccia con nuova consapevolezza sulla scena nazionale. È Trani, questa volta, a farsi crocevia di linguaggi e visioni, grazie all’iniziativa promossa dall’imprenditore Beppe Nugnes e dal marchio Golden Goose, che ha fatto tappa nei giorni scorsi nella città della Bat con un progetto basati sull’artigianato e sulla personalizzazione. Un’operazione che si muove su più livelli: culturale, produttivo, generazionale.

L’iniziativa

All’interno degli spazi della boutique tranese, nome storico del retail di alta gamma in Puglia, il brand Golden Goose ha proposto un format esperienziale che mette al centro l’interazione tra artigiani e pubblico, all’insegna della co-creazione. Non una semplice installazione, dunque, ma un momento di riflessione attiva sul rapporto tra prodotto e persona, tra industria e territorio. Nel corso delle giornate, alcuni “dream makers” (così il brand chiama i suoi artigiani) hanno affiancato i clienti nella personalizzazione delle sneakers, trasformando ogni paio in un oggetto unico. Un gesto apparentemente semplice, ma che riporta l’attenzione su un tema ricorrente nella moda contemporanea: il ritorno al fare a mano, non come nostalgia, ma come scelta narrativa ed espressiva.

La riscoperta

Golden Goose, che ha costruito il proprio linguaggio visivo sull’estetica dell’imperfezione e sul segno del tempo, ha trovato nel contesto pugliese un terreno fertile per riaccendere il dialogo con il “saper fare” italiano. Il risultato è stato un incontro tra mondi. Da un lato, la ricerca stilistica di un brand internazionale capace di parlare alle nuove generazioni, dall’altro, la volontà di rilanciare la Puglia non solo come cornice suggestiva, ma come laboratorio attivo di cultura artigianale. Per questo, l’evento rappresenta un ulteriore passo in una direzione già intrapresa: quella di trasformare il territorio in luogo di relazione e osservazione, in grado di intercettare le trasformazioni del gusto, della società, dei consumi. In questo senso, l’esperienza di Trani si inserisce in una più ampia riflessione sul futuro del retail, con spazi che non si limitano alla vendita, ma che ospitano contenuti, incontri, narrazioni.

Le generazioni

Centrale è anche la questione generazionale. Il format di Co-Creation parla direttamente a un pubblico giovane, mobile e connesso, sempre più alla ricerca di esperienze personalizzate e di oggetti che raccontino qualcosa. La sneaker, in questo caso, diventa superficie autobiografica, supporto su cui lasciare una traccia. E l’artigiano, figura spesso relegata al dietro le quinte, torna protagonista visibile, interlocutore diretto. Il messaggio lanciato dalla Puglia è, dunque, chiaro: la moda di lusso del futuro può passare proprio da luoghi come Trani. Lontani dai riflettori delle grandi capitali, ma capaci di attivare filiere creative, mettere in rete competenze e aprirsi a nuove modalità di produzione e fruizione. Dove la tradizione non è vincolo, ma punto di partenza per riscrivere, pezzo per pezzo, l’identità del made in Italy.

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