Barletta ripiomba nell’incubo: il caso di Francesco Diviesti, per modalità e inquietanti coincidenze, ricorda quello di Michele Cilli, il 24enne scomparso nel gennaio 2022 il cui corpo non è mai stato ritrovato. Tre anni dopo, le scene sembrano drammaticamente ripetersi. Un film già visto, insomma, con un finale tragico. In entrambi i casi, l’ultima immagine dei giovani è stata catturata da una videocamera di sorveglianza, prima che calasse il silenzio.
Le analogie
Diviesti è stato visto l’ultima volta entrare nel salone di bellezza dove lavorava insieme a suo padre, in via Cavour, presumibilmente per lasciare il monopattino. Una normale giornata, nessun segnale d’allarme, poi più nulla. Nessun indizio, nessuna spiegazione, solo il vuoto. Esattamente come per Cilli, immortalato l’ultima volta mentre usciva da un locale alla periferia sud della città, dove stava festeggiando il compleanno di un suo amico, prima di salire a bordo di un’auto e svanire nel nulla. Francesco e Michele avevano pressappoco la stessa età, 26 e 24 anni. Entrambi giovani, entrambi nati e cresciuti a Barletta, persino con alcuni amici in comune.
Le infiltrazioni criminali
A rendere ancora più fosco il quadro, le possibili infiltrazioni criminali che potrebbero aver avuto un ruolo anche nella vicenda di Diviesti. Il clima che si respira in questi giorni a Barletta, però, ricorda da vicino non solo il caso Cilli, ma anche un’altra tragedia che ha colpito la città: l’omicidio di Claudio Lasala, accoltellato nel centro storico della città nell’ottobre 2021 per un diverbio nato da un drink negato. Anche lui aveva 24 anni. Anche quella volta, Barletta si è riscoperta fragile, insicura, attraversata da tensioni che coinvolgono in prima linea i giovani. Tre ragazzi, insomma, con tre storie unite da un filo tragico e, sullo sfondo, l’insicurezza sociale.
Lo scenario
Lascia poco spazio a dubbi, del resto, lo scenario delineato dall’ultima relazione della Direzione Investigativa Antimafia, che evidenzia come il territorio della provincia di Barletta-Andria-Trani sia fortemente condizionato da una rete criminale complessa e ramificata: «L’eterogeneo contesto criminale della Bat – si legge nel report – si caratterizza per la coesistenza di clan storici sopravvissuti nel tempo e di gruppi criminali emergenti, animati da forte ambizione di potere, che subiscono le influenze esterne dei grandi sodalizi foggiani e baresi». La relazione descrive una realtà preoccupante, in cui le sinergie tra clan di diverse province alimentano traffici e violenze sul territorio.