Due imprenditori e un funzionario dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Bari sono stati arrestati e posti ai domiciliari con le accuse di corruzione, falso ideologico e rivelazione di segreti d’ufficio. I provvedimenti, emessi dal gip del Tribunale di Trani su richiesta della locale Procura della Repubblica, sono stati eseguiti dalla Guardia di finanza del comando provinciale della Bat che hanno anche sequestrato due aziende di Canosa di Puglia e Barletta attive nel settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio di prodotti petroliferi ed energetici a uso agevolato e commerciale.
Stando a quanto emerso nel corso delle indagini, i due imprenditori avrebbero fornito al funzionario pubblico carburante agevolato e altre utilità per evitare verifiche e ispezioni e per ottenere informazioni riservate sulla concorrenza.
I due imprenditori erano stati già sottoposti a una misura cautelare analoga a luglio del 2024 per le ipotesi di corruzione, insieme ad alcuni appartenenti alle forze di polizia nel Comune di Canosa di Puglia. Ora sono stati nuovamente arrestati.
Stando a quanto emerso dalle indagini condotte dalla Guardia di finanza, gli imprenditori avrebbero ceduto negli anni carburante, anche a uso agevolato, quindi con accise e Iva ridotte, e concesso altre utilità al funzionario doganale, che all’epoca dei fatti si occupava delle verifiche ispettive, per ottenere dallo stesso una “copertura istituzionale” contro possibili controlli e ispezioni, nonché per ottenere informazioni riservate, ma preziose per l’attività commerciale, su depositi di carburante di imprenditori concorrenti, nonché per ottenere una vidimazione veloce dei registri di contabilità previsti per legge, così bypassando le procedure prescritte.
Le persone arrestate, secondo quanto accertato, avrebbero cercato di limitare al minimo le comunicazioni telefoniche, ricorrendo in caso di necessità alla piattaforma di messaggistica istantanea di WhatsApp, mediante cui il pubblico ufficiale, violando i doveri inerenti alla sua funzione, avrebbe, tra l’altro, rivelato a uno degli imprenditori arrestati informazioni privilegiate relative ad un’azienda concorrente del barese.
L’attività investigativa, si legge in una nota della Guardia di finanza, «conferma l’azione del Corpo a tutela della sicurezza economico-finanziaria del Paese, a contrasto di ogni pratica corruttiva tesa, come in questo caso, a frodare il settore fiscale delle accise e dell’Iva, arrecando gravi danni alle entrate dello Stato e comportando effetti distorsivi alle regole della libera concorrenza tra gli operatori di settore. Conferma, altresì, l’assoluta indispensabilità anche per l’accertamento di questa tipologia di reati (e quindi per la tutela delle entrate dello Stato) delle intercettazioni telefoniche».
Su richiesta del pubblico ministero, il giudice ha nominato un amministratore giudiziario anche per evitare la commissione di nuovi reati.










