Si è trattato di un agguato vero e proprio quello avvenuto giovedì sera nella zona 167 di Barletta, dove è rimasto ferito Giuseppe Di Bari, 59 anni, presidente del Comitato di quartiere e da anni punto di riferimento per i residenti nella difesa dei diritti e della vivibilità della zona.
Secondo una prima ricostruzione della Squadra Mobile di Andria, coordinata dalla Procura di Trani, due persone a bordo di una moto di grossa cilindrata, entrambe con casco integrale, si sarebbero avvicinate in via Leonardo Da Vinci, nel cuore del quartiere. Uno dei due è rimasto alla guida, mentre l’altro, armato di pistola, ha aperto il fuoco ancora prima di raggiungere la vittima, esplodendo diversi colpi verso il basso mentre attraversava la strada.
Accortosi del pericolo, Di Bari avrebbe iniziato a correre per mettersi in salvo, riuscendo a rifugiarsi all’interno di un panificio della zona. Tre proiettili lo hanno però raggiunto alle gambe, ferendolo al tallone sinistro e ai polpacci. Subito soccorso dai passanti e dal personale del 118, l’uomo è stato trasportato d’urgenza all’ospedale «Mons. Dimiccoli» di Barletta, dove è tuttora ricoverato in osservazione. Sarà sottoposto oggi a un intervento chirurgico, ma le sue condizioni non destano preoccupazione. Di Bari ha ricevuto diverse attestazioni di solidarietà e la visita, già sul luogo del fatto, del segretario regionale del Pd Domenico De Santis.
Spari per uccidere?
Sul luogo dell’agguato, gli investigatori hanno rinvenuto sette bossoli e stanno ora acquisendo le immagini delle telecamere di videosorveglianza installate nelle vie limitrofe per cercare di ricostruire la fuga dei responsabili, che si sono dileguati a bordo della moto percorrendo le strade periferiche della città. Le indagini sono in corso con l’ipotesi di lesioni personali volontarie aggravate dall’uso di armi e per reato commesso in luogo pubblico. Eppure la quantità di colpi esplosi è impressionante, considerato anche l’orario di pieno afflusso di gente nel popoloso quartiere periferico.
Le battaglie
Il movente resta da chiarire, ma una delle piste privilegiate conduce all’attività di denuncia e pressione civica che Di Bari e il suo comitato portano avanti da anni. Il Comitato 167 si è spesso battuto per chiedere una maggiore presenza delle forze dell’ordine nella zona del Parco dell’Umanità, dove da tempo si registra un’intensa attività di spaccio di droga. Solo pochi giorni fa, inoltre, il Comitato aveva ottenuto un’importante vittoria: con un’ordinanza del 9 ottobre, il Tar Puglia ha sospeso un permesso di costruire rilasciato dal Comune per un intervento edilizio tra via Leonardo Da Vinci e via Palmitessa.
Quella sospensione, salutata come una «prima grande vittoria dei cittadini», aveva bloccato un progetto di nuova edificazione che i residenti consideravano una speculazione edilizia in contrasto con le reali esigenze del quartiere. In più occasioni, Di Bari aveva ribadito che «la 167 non ha bisogno di altro cemento, ma di spazi verdi, di parchi e servizi per i bambini e le famiglie».
Non era la prima battaglia del comitato. Già in passato, i residenti erano riusciti a scongiurare la costruzione di un centro di raccolta rifiuti nella stessa area, raccogliendo oltre 6.500 firme in poche settimane. La loro azione aveva spinto l’amministrazione a fare marcia indietro.
Proprio per questo, l’agguato a Di Bari assume un significato inquietante. Colpire un uomo simbolo di partecipazione civica, da anni in prima linea per chiedere legalità, sicurezza e trasparenza nelle scelte urbanistiche, rappresenta un grave segnale per l’intera comunità.










