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Potenza, varata la tassa di soggiorno: «Avrà un effetto negativo»

Negli alberghi di Potenza si pagherà l'imposta che si paga nelle città a forte attrattiva turistica solo perché la legge consente l'introduzione di questo tipo di tassa comunale. I turisti a Potenza si sono appena cominciati a vedere che l'amministrazione ha pensato di premiarli facendogli pagare un paio di euro in più solo per avere…
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Negli alberghi di Potenza si pagherà l’imposta che si paga nelle città a forte attrattiva turistica solo perché la legge consente l’introduzione di questo tipo di tassa comunale. I turisti a Potenza si sono appena cominciati a vedere che l’amministrazione ha pensato di premiarli facendogli pagare un paio di euro in più solo per avere scelto Potenza. Il Sindaco del capoluogo, Mario Guarente, che esorta tutti i politici ad andare a bussare a denari a Roma per evitare un nuovo dissesto, sembra determinato a raggranellare denaro ovunque sia possibile per rinvigorire le casse del bilancio. Non può esserci altra spiegazione per la recente, invisa, approvazione da parte della maggioranza della nuova imposta; si tratta della cosiddetta “tassa di soggiorno” che il Consiglio comunale ha approvato nella seduta del 29 dicembre scorso. Un’ imposta che la legge sul federalismo municipale del 2011 permette ai capoluoghi di provincia di introdurre e che è, come noto, a carico di coloro che alloggiano nelle strutture ricettive situate in un determinato territorio. A Potenza la tassa di soggiorno sarà probabilmente di due euro a notte, ma quello che ormai è certo è che ci sarà. L’iter è stato lungo ed osteggiato ed è cominciato con l’approvazione della apposita mozione per introdurla del consigliere Massimiliano Di Noia, eletto con la lista civica del Sindaco e ora transitato nel partito dell’ex “capolista” Cannizzaro “Noi con l’Italia”.

Il consigliere Di Noia nella seduta del consiglio comunale di fine anno ha tenuto ad intestarsi il merito dell’introduzione di questa tassa sostenuto da tutta la maggioranza, la quale ha sottolineato come l’imposta consentirà di incamerare risorse finanziarie da usare per migliorare o ampliare la platea dei servizi da offrire nell’ambito turistico.
Una cifra senza dubbio risibile, come spiega uno dei consiglieri di opposizione che maggiormente si è battuto per evitare l’introduzione di una nuova tassa. L’avvocato Pierluigi Smaldone racconta come nelle varie commissioni in cui si è discusso non si sia riusciti a fare capire che il danno sarà certo maggiore del vantaggio. «Con introiti così trascurabili di che servizi al turismo vogliamo parlare? – dice – al massimo si riesce a mettere due cartelli con un paio di indicazioni turistiche, che peraltro si sono già, ma non si riuscirebbe nemmeno a fare funzionare decentemente un bagno pubblico». Quello che sicuramente, invece, si otterrebbe è “un effetto psicologico negativo dirompente”. Il ragionamento del consigliere è chiaro: se grazie a qualche tour operator lungimirante o all’effetto traino di Matera 2019 sono aumentati i flussi turistici a Potenza, con questo tipo di intervento non si fa che incoraggiare il visitatore a spostarsi in strutture poco distanti senza alcuna tassa: Vaglio, Tito, per esempio, così come farebbero i tanti lavoratori che soggiornano in città per missione e le cui società di datori di lavoro non rimborsano la tassa. Potenza perderebbe quel ruolo di “hub” che voleva ritagliarsi diventando centro di riferimento per l’intera regione, con buona pace peraltro degli operatori del settore che si sono detti contrari sia quando sono stati auditi nella commissione congiunta il 21 giugno scorso (la dottoressa Triunfo, il dottor Matarazzo e il dottor Sileo di Confindustria Turismo) sia in sondaggi spontanei nati sul web e gestiti in gruppi che contano migliaia di iscritti.

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