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Voto di scambio, il Comune di Modugno e le parentele pericolose: incombe lo scioglimento

L’inchiesta sul voto di scambio con il clan Parisi accende i riflettori anche sulle relazioni familiari di alcuni amministratori. Nessuna accusa diretta, ma una “zona grigia” che preoccupa la Dda. L’arresto di Lopez: gli scenari L’arresto dell’assessore alle Attività produttive Antonio Lopez, accusato dalla Dda di Bari di aver acquistato voti dal clan Parisi nelle…
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L’inchiesta sul voto di scambio con il clan Parisi accende i riflettori anche sulle relazioni familiari di alcuni amministratori. Nessuna accusa diretta, ma una “zona grigia” che preoccupa la Dda.

L’arresto di Lopez: gli scenari

L’arresto dell’assessore alle Attività produttive Antonio Lopez, accusato dalla Dda di Bari di aver acquistato voti dal clan Parisi nelle elezioni del 2020 e di aver fatto da tramite per il sostegno mafioso al sindaco Nicola Bonasia, ha aperto un fronte ancora più ampio sull’amministrazione modugnese. Mentre gli inquirenti proseguono gli accertamenti sul presunto sistema di scambio politico-mafioso, l’attenzione si concentra ora, anche, su alcune parentele “pesanti” che riguardano altri membri della giunta e del consiglio comunale. Nessuno di loro è indagato, ma gli investigatori ritengono che, in un contesto già scosso dal caso Lopez, anche, i legami familiari con figure vicine ai clan possano contribuire a delineare quella “zona grigia” evocata dalla Dda.

L’assessore cognato dell’arrestato

Il primo caso riguarda l’ex assessore all’Ambiente Gianfranco Spizzico, 50 anni, in carica fino al 22 febbraio 2024. Spizzico è cognato di Sergio Mezzina, arrestato pochi giorni dopo nel blitz “Codice Interno” per associazione mafiosa, riciclaggio e favoreggiamento. Mezzina è ritenuto dagli inquirenti il braccio destro di Tommy Parisi, cantante neomelodico e figlio del noto boss del quartiere Japigia. Spizzico è incensurato ed estraneo a qualunque accusa, ma la sua rimozione da parte del sindaco Bonasia – arrivata nove giorni dopo l’arresto del parente – ha riportato l’attenzione sul tema delle influenze familiari nelle dinamiche del Comune.

La consigliera nipote del boss

Un altro nome finito sotto la lente è quello della consigliera comunale Lucia Bosco, eletta nella stessa lista di Antonio Lopez (“Modugno Imprese e Commercio”). Bosco è incensurata e non coinvolta in alcuna indagine, ma proviene da una famiglia storicamente nota agli investigatori. Lei, infatti, è figlia di Adriana Diomede e nipote di membri del clan capeggiato da zio Franco Diomede del quartiere San Paolo di Bari, tra cui Tetè Diomede, figura di spicco poi scomparsa in un episodio di lupara bianca. I Diomede sono considerati dagli inquirenti alleati dei Parisi in diversi affari illeciti nell’area barese. In una situazione ordinaria, queste parentele sarebbero meri dati biografici. Ma nel clima attuale, diventano elementi che, secondo la Dda, contribuiscono a un quadro di potenziale vulnerabilità dell’amministrazione.

Dda: «La zona grigia»

Gli atti dell’inchiesta che ha travolto Lopez evidenziano l’esistenza a Modugno di una “zona grigia” in cui interessi politici e interessi criminali avrebbero trovato punti di contatto, soprattutto in relazione a promesse di posti di lavoro e gestione di appalti. Il sindaco Bonasia, che respinge ogni accusa e si è dichiarato pronto a collaborare con gli investigatori, è indagato per scambio elettorale politico-mafioso e, ipotesi più grave, per associazione mafiosa. Una contestazione che dovrà essere verificata dagli ulteriori accertamenti del Gico, anche, attraverso l’analisi dei dispositivi sequestrati. Per gli investigatori, la rete di rapporti personali, familiari e politici che attraversa il Comune potrebbe aver favorito la permeabilità del territorio agli interessi dei clan Parisi e Diomede.

Il Comune in bilico

La città osserva con apprensione gli sviluppi dell’indagine, mentre cresce la richiesta di trasparenza e di una netta presa di distanza da ogni possibile influenza criminale. In attesa delle nuove decisioni della Procura, il caso Modugno si conferma come uno dei più delicati intrecci tra politica e mafia degli ultimi anni nell’hinterland barese. Non si esclude un possibile intervento della Prefettura di Bari che potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di scioglimento dell’amministrazione comunale per infiltrazioni e condizionamenti mafiosi.

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