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Un Toy Story al Teatro Forma

La comicità irriverente ed esilarante dell’Anonima G.R. accompagnerà le festività natalizie con la pièce Giocattoli, scritta a quattro mani da Tiziana Schiavarelli e Dante Marmone, nelle vesti anche di regista. Lo spettacolo andrà in scena al Teatro Forma di Bari sabato 25 dicembre alle 21 e sarà subito riproposto domenica 26 in un doppio set,…
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La comicità irriverente ed esilarante dell’Anonima G.R. accompagnerà le festività natalizie con la pièce Giocattoli, scritta a quattro mani da Tiziana Schiavarelli e Dante Marmone, nelle vesti anche di regista. Lo spettacolo andrà in scena al Teatro Forma di Bari sabato 25 dicembre alle 21 e sarà subito riproposto domenica 26 in un doppio set, alle 18 e alle 21. Per chi perdesse questi appuntamenti, la commedia aprirà anche l’inizio del 2022 con numerose repliche nella prima metà del mese di gennaio.

Marmone e Schiavarelli abbandoneranno i vestiti di tutti i giorni per calarsi nei costumi di scena: un cavaliere e una bambola, Pegasus e Bettina, condurranno il pubblico in una favola contemporanea comica e leggera, venata, tuttavia, da una riflessione sul mondo dei giocatoli che corona l’infanzia.
Il giorno di Natale andrà in scena la pièce Giocattoli, come è nata l’idea di entrare nella psicologia di un gioco per bambini?
«Noi siamo genitori di ormai un uomo che negli anni ’80 – ’90 era un bambino, quindi vedeva i cartoni animati, che hanno ispirato anche uno dei due personaggi che sono nello spettacolo. L’altra protagonista, invece, è una bambola qualsiasi, senza marca. Abbiamo voluto umanizzare i due  personaggi che si trovano in una stanza dove, un tempo, c’erano dei bambini ed ora non c’è più nessuno: sono dei giocattoli abbandonati, quasi sulla strada della discarica, perché i genitori – un giorno o l’altro – penseranno di buttare via tutto per fare spazio ad altri arredi. Questi giocattoli vivono la loro vita di sempre, raccontandosi anche aneddoti, episodi vissuti quando avevano i loro padroncini. E poi succede l’irreparabile: loro non vogliono lasciare questa casa dove hanno sempre vissuto. Il finale non lo racconto».
I due protagonisti dello spettacolo sono Bettina, bambola di poco valore comprata in un discount e Pegasus che, al contrario, è un pezzo da collezione che rappresenta uno dei supereroi della famosa serie di cartoni animati giapponesi I cavalieri dello zodiaco. Quale è il rapporto tra i due?
«Pegasus ha un rapporto nei confronti di Bettina di superiorità, la guarda dall’alto in basso: lei subisce questa sua prepotenza. Poi, però, sarà lei che si rivelerà molto più scaltra e, quindi, gli insegnerà delle cose che lui non ha potuto imparare in mano ad un ragazzino, in quanto solitamente i maschietti rimangono bambini più a lungo delle femminucce».
Pegasus, dunque, ha nei confronti di Bettina un atteggiamento di superiorità che, poi, lei sgonfierà. Quanto questo è specchio delle dinamiche della nostra società?
«Questo spettacolo è stato scritto proprio per sottolineare le dinamiche di questa società, cioè l’atteggiamento di superiorità di chi ha qualche titolo in più, anche non guadagnatosi con il lavoro ma ereditato da altri, quindi senza alcun merito. Molto spesso c’è questa supremazia da parte di alcuni nei confronti di chi, invece, ha dei meriti, di chi lavora: pensano di essere superiori, ma poi, alla fine, si rivela il contrario. Questo è un chiaro messaggio dello spettacolo».

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