Una società pulita, di facciata, che formalmente prendesse le redini della società Bel Ami srl (composta da un ristorante pizzeria con area esterna e giochini per intrattenere in bambini a Santo Spirito, e una pizzeria da asporto a Bitonto), la gestisse fittiziamente durante il sequestro giudiziario nei confronti del pregiudicato Emanuele Sicolo e sua moglie Suzana Gavric, la svuotasse di ogni bene e la mandasse a decozione. A quel punto, senza più valore ormai, sarebbe stata acquistata da un prestanome del gruppo a prezzo irrisorio, per tornare nelle mani di Sicolo.
Era questo il piano progettato dall’associazione criminale con la complicità dei professionisti, il commercialista Francesco Paolo Noviello, gli avvocati Massimo Chiusolo, Fabio Mesto e Pierdomenico Bisceglie. Sarebbero stati loro tre a gestire la finta acquisizione dell’azienda, intestandola fittiziamente alla Milab. Ma non solo.
Le indagini condotte negli anni dalla guardia di finanza e dalla Dia diBari hanno portato alla luce altri aspetti. con l’ausilio di funzionari di cancelleria compiacenti, gli indagati Mesto e Chiusolo siano potuti venire in possesso di notizie coperte da segreto, attinenti le indagini nei loro confronti, ricevendo indebitamente copia degli atti del relativo fascicolo (prima della discovery), apprendendo dell’attività intercettiva in corso (anche in quel procedimento) e, in vista di un’imminente perquisizione, eliminando possibili prove di attività illecite, distruggendo il relativo materiale cartaceo e/o informatico, con l’eliminazione materiale del primo e la cancellazione di files dai personal computer per il secondo.
Secondo gli investigatori, Chiusolo era da tempo nel mirino degli inquirenti per il possibile “rapporto privilegiato” intrattenuto con un magistrato del Palazzo di giustizia di Bari, “tale da poter contare, in quel dato momento storico, sull’accoglimento di tutte le istanze a questi presentate nell’interesse di propri clienti”.
Una informazione (come si è detto, ”indebitamente acquisita grazie alla rivelazione di segreto d’ufficio – a dire di Mesto, che ne informava la sua segretaria (Alessia Argento) – avrebbe fatto correre il professionista ai ripari, attraverso una nuova intesa, con il magistrato in questione, per il rigetto di ogni sua, futura istanza”. Le microspie, a questo proposito, registrano una conversazione telefonica: «Allora che cosa è successo – dice Chiusolo all’interlocutore -, che praticamente quello giustamente ha avuto l’imbeccata e l’ha chiamato e ha detto, vedi che da oggi in poi ti devo rigettare tutto».