Categorie
Bari Salute Scuola e Università

“Spie” nel sangue per individuare la schizofrenia: la scoperta dei ricercatori UniBa

Una nuova speranza per la diagnosi precoce della schizofrenia potrebbe arrivare da una scoperta italiana che identifica due amminoacidi nel sangue, i cui livelli cambiano nelle persone che potrebbero sviluppare la malattia, prima che i sintomi diventino evidenti.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Schizophrenia, è il risultato di uno studio condotto dal Ceinge biotecnologie avanzate di Napoli e dall’Università degli studi Aldo Moro di Bari, con la collaborazione di diversi enti, tra cui il Policlinico di Bari e l’Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.

I ricercatori, coordinati da Alessandro Usiello (Ceinge e Università Luigi Vanvitelli) e Antonio Rampino (Università di Bari), hanno esaminato 251 persone suddivise in quattro gruppi, a seconda dello stadio della malattia. I dati hanno mostrato differenze nei livelli di due amminoacidi, il D-aspartato e la D-serina, che risultano alterati nelle fasi precoci della schizofrenia. La scoperta potrebbe aprire la strada a nuovi biomarcatori, utili per rilevare la psicosi nelle sue fasi iniziali, prima che i sintomi diventino clinicamente evidenti.

«La possibilità di identificare questi biomarcatori nel sangue potrebbe rivoluzionare la diagnosi precoce della schizofrenia», afferma Usiello. Rampino aggiunge: «I nostri risultati pongono le basi per un utilizzo clinico di questi marcatori nella rilevazione precoce della malattia».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Exit mobile version