La Capitale omaggia Daniela Baldassarra, un talento straordinario del nostro territorio, nota soprattutto per i suoi monologhi teatrali.
Il Circolo IPLAC (Associazione Culturale Insieme per la cultura) in collaborazione con le Biblioteche di Roma, il X Municipio del Comune di Roma e la Società Dante Alighieri, ha conferito il Premio Internazionale “Voci – Città di Roma” alla scrittrice, attrice e drammaturga pugliese Daniela Baldassarra per la sua opera letteraria dedicata al controverso tema della gravidanza post stupro.
Questa la motivazione dei Giurati: “Uno splendido monologo di una ragazza madre al bimbo che verrà. In questa lettera immaginaria e accorata il seme dell’amore materno crescerà più velocemente e più robusto del male ricevuto. Un’opera piena di contenuti e colma di speranza nei confronti del futuro”.
«Tante donne restano incinte a seguito di uno stupro, ma non se ne parla quasi mai, e l’argomento è diventato quasi un tabù – dichiara Daniela Baldassarra. Io ho fortemente desiderato accendere una luce su questo tema, perché le donne che si trovano in questa difficile situazione che implica scelte spesso tanto dolorose non hanno nulla di cui vergognarsi. Viviamo in una società di pregiudizi e di crudeli chiacchiericci, fatichiamo a riconoscere le tante forme di violenze che spesso inconsapevolmente agiamo sugli altri, e in quest’opera ci sono tante delle tematiche che spaccano l’opinione pubblica: lo stupro, la maternità, l’aborto. Io ho planato su questi argomenti attuando, come autrice, quello che ognuno di noi dovrebbe fare nella vita: la sospensione del giudizio. Perché nessuno vive nella pelle, nelle paure e nei dolori di qualcun altro».
L’opera (ancora inedita), ripercorre i drammatici momenti dello stupro attraverso una lettera che la donna protagonista scrive al bimbo che scopre di avere in grembo qualche settimana dopo la violenza. Una confessione piena di rabbia, dolore e confusione; parole severe, a tratti ciniche, nel tentativo di esorcizzare la paura di crescere il figlio di uno stupratore.
Ecco uno stralcio dell’opera: «Avrei dovuto buttarti via, annullarti, cancellarti, ma non l’ho fatto, e ti sto aspettando, qui, sola, immobile, confusa e senza emozioni. Sì, ti aspetto senza nessuna emozione, mi dispiace ma è così».
Ma la lettera verrà strappata il giorno della nascita del bimbo, nel tentativo di regalare a quel figlio e a se stessa una nuova possibilità.
E ancora: «Questa lettera l’ho strappata il giorno in cui sei nato. Quando ti poggiarono sul mio petto, minuscolo e indifeso, decisi che non ti avrei mai detto la verità. È troppo piccolo, pensai, non deve sapere cos’è la tristezza».
La protagonista del racconto sceglie quindi di tenere il bimbo, nonostante il parere contrario della famiglia che avrebbe voluto farla abortire dicendole che «il figlio di uno stupratore è marcio per forza, perché tale padre tale figlio». E torna alla vita, nonostante tutto, nonostante la paura dei passi alle sue spalle, nonostante gli incubi, nonostante le lacrime di notte.
La drammaturga altamurana, negli ultimi sette anni ha ricevuto oltre 50 riconoscimenti sia a livello nazionale che internazionale. Tra i più recenti il Premio Nazionale di Drammaturgia “Città di Ascoli Piceno”, conferitole lo scorso 25 novembre.