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Palazzina crollata a Bari, la perizia conferma: «Chiara sottovalutazione del rischio»

Fotografie e video aiutano a fare chiarezza durante indagini complicate. Quelle pubblicate descrivono quali fossero le condizioni della palazzina di via Pinto 6, crollata il 5 marzo scorso. Immagini scattate proprio «pochi istanti prima del collasso» da alcuni rappresentanti dell’impresa che aveva eseguito il puntellamento dell’immobile dopo l’ordinanza di sgombero. Nella prima è evidente lo…
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Fotografie e video aiutano a fare chiarezza durante indagini complicate. Quelle pubblicate descrivono quali fossero le condizioni della palazzina di via Pinto 6, crollata il 5 marzo scorso. Immagini scattate proprio «pochi istanti prima del collasso» da alcuni rappresentanti dell’impresa che aveva eseguito il puntellamento dell’immobile dopo l’ordinanza di sgombero. Nella prima è evidente lo stato di uno dei pilastri della palazzina. Nella seconda, è ritratta una parete del muro perimetrale dell’immobile, collassata all’intersezione tra via Pinto e via De Robertis.

La relazione

La relazione preliminare del consulente della Procura, l’ingegnere Antonello Salvatori, docente di Tecnica delle costruzioni dell’università dell’Aquila, è puntuale nella ricostruzione dei fatti. Ripercorre la storia dell’edificio a partire dalla «denuncia di costruzione dei lavori sulle vie De Amicis e Pinto» del 10 novembre del 1949.

Quindi segue tutta la ricostruzione degli interventi a cui fu sottoposta la palazzina fino al momento del crollo riprendendo il contenuto di una chat del gruppo WhatsApp «Lavori di via Pinto» da cui risulta che uno degli ingegneri indagati, il progettista e direttore dei lavori delle opere strutturali, il 28 febbraio scorso dà il consenso alla richiesta dell’impresa esecutrice di «togliere un solo puntello per fare passare i ragazzi». Il 4 marzo, 24 ore prima del crollo, un altro tecnico, attraverso la stessa chat segnala «la rottura improvvisa di una staffa di un pilastro».

Le prime valutazioni

Si arriva, quindi, alle prime valutazioni rese dall’ingegnere Salvatori al procuratore aggiunto, Ciro Angelillis e alla sostituta Silvia Curione. Si legge a pagina 17 della consulenza: «Gli elementi di puntellamento erano chiaramente insufficienti per tipologia, numero e disposizione, a un efficace sostegno dell’intera struttura dell’edificio poi crollato». Per Salvatori anche il progetto di ripristino per la messa in sicurezza statica dell’edificio non appariva idoneo allo scopo.

Infine, anche «le procedure seguite dall’impresa esecutrice nelle delicatissime operazioni di manipolazione degli elementi strutturali «non sono risultate consone ai criteri di sicurezza non solo dell’edificio, ma anche relativamente alla sicurezza dei lavoratori in cantiere». Infine, «le rotture improvvise delle staffe dei pilastri», per Salvatori hanno evidenziato «una chiara sottovalutazione del rischio sia in termini di direzione lavori che di valutazione delle condizioni di sicurezza dei lavoratori stessi».

Una prima consulenza dopo la quale, prima della nomina di Salvatori come perito della Procura in prosecuzione con quanto fatto in precedenza, gli avvocati degli indagati hanno chiesto l’incidente probatorio riguardo ai successivi approfondimenti delle cause del crollo «non ritenendo di abdicare alla garanzia giurisdizionale nella formazione della prova, nonché alla terzietà del perito» in considerazione delle indagini e delle accuse mosse. Una richiesta in fase di valutazione da parte della Procura.

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