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Obbligo vaccinale, altri 30 medici non in regola sospesi dall’Ordine di Bari

L’Ordine dei medici di Bari ha sospeso ieri altri 30 medici che non risultano in regola con l’obbligo vaccinale anticovid. Salgono quindi a 53 i medici sospesi dall’Omceo Bari per mancata ottemperanza dell’obbligo vaccinale. Dal 20 dicembre scorso l’Ordine ha avviato la verifica, incrociando l’anagrafe nazionale del green pass con le liste dei propri iscritti…

L’Ordine dei medici di Bari ha sospeso ieri altri 30 medici che non risultano in regola con l’obbligo vaccinale anticovid. Salgono quindi a 53 i medici sospesi dall’Omceo Bari per mancata ottemperanza dell’obbligo vaccinale.

Dal 20 dicembre scorso l’Ordine ha avviato la verifica, incrociando l’anagrafe nazionale del green pass con le liste dei propri iscritti e inviando una diffida a quelli che non risultino tra le liste dei vaccinati affinché giustifichino la propria posizione entro 5 giorni.
Su 10.894 medici iscritti all’Omceo Bari, la prima estrazione di dati ha prodotto circa 900 posizioni irregolari, che dopo ulteriore verifica ieri si sono ridotte a 457 al momento ancora sotto osservazione. L’istruttoria si è conclusa per 53 posizioni, che hanno portato ad altrettante sospensioni. I lavori di verifica procederanno nei prossimi giorni e potranno dare luogo a ulteriori sospensioni. Al momento l’Ordine dei medici di Bari è uno degli enti a livello nazionale con il più basso tasso di inadempienze, pari al 4,2% degli iscritti totali, contro una media nazionale del 7,5%.
«Gli ordini dei medici perseguono la tutela della salute dei cittadini connessa all’esercizio della professione medica, anche attraverso la vaccinazione contro il Covid 19», commenta Filippo Anelli, presidente dell’Ordine dei medici di Bari. «I medici devono infatti garantire la salute dei cittadini anche ottemperando all’obbligo vaccinale, cui sono obbligati per legge ma ancor prima per il cosiddetto “Giuramento di Ippocrate”. Sono infatti tenuti ad adoperarsi per curare i malati ed evitare di creare o aggravare il pericolo di contagio del paziente con cui nell’esercizio dell’attività professionale entrino in diretto contatto».

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