Ancora bufere giudiziaria sul Comune di Monopoli, dopo l’inchiesta che ha coinvolto il consigliere regionale Stefano Lacatena e altre due persone a cui vengono contestate le autentiche di una dozzina di firme per la doppia sottoscrizione di liste elettorali in competizione nell’ultima campagna elettorale amministrativa della città. Nel mirino degli inquirenti, questa volta, sempre per quella elezione ci sarebbe un assessore e due consiglieri comunali, iscritti nel registro degli indagati con l’ipotesi di reato di voto di scambio. I tre, secondo gli investigatori, avrebbero ritirato duplicati della tessere elettorale di decine di elettori, le cui richieste di duplicato non sarebbero state firmate dagli intestatari delle tessere.
Gli investigatori, al momento, hanno ascoltato oltre un centinaio di persone alle quali è stato chiesto se avessero apposto la propria firma sotto la richiesta di duplicato del certificato elettorale che gli consentiva di recarsi al seggio per votare. Una bufera che rischia di coinvolgere ancora tante altre persone e che sembra destinata ad allargarsi a macchia d’olio. A dare il via alle indagini sarebbero state le comunicazioni inviate in Procura dall’ufficio elettorale comunale che al termine dei riscontri sulle documentazioni elettorali avrebbero notato alcune anomalie e per questo hanno inviato alla magistratura le carte. Carte esaminate attentamente dagli inquirenti che li hanno indotti ad aprire una inchiesta e a iscrivere i primi nomi nel registro degli indagati.
Al momento, però, nessun avviso di garanzia è stato notificato agli interessati e per questo tra le mura di palazzo di città c’è molta tensione che pare si tagli con un coltello. Da fonti investigative si apprende che nei prossimi giorni potrebbero essere ascoltate ancora diverse decine di monopolitani come persone informate dei fatti. Gli inquirenti stanno passando al setaccio tutti i documenti inviati dal comune e, non si esclude, che nelle prossime ore, possano essere acquisiti alcuni fascicoli dall’ufficio elettorale.
Il convincimento degli investigatori è quello che gli indagati avrebbero chiesto e ritirato per conto degli elettori coinvolti un congruo numero di certificati elettorali, falsificando le firme sulle richieste, per poi chiedere loro il voto in cambio del servigio reso. Questo sistema di lavorare sulle firme da parte di alcuni politici locali per i magistrati della Procura della Repubblica di Bari sarebbe un modus operandi ben definito e consolidato nel tempo che potrebbe portare a scoprire, ancora, ben tanto altro. Per questa ragione il mondo politico locale è in fibrillazione.










