La fotografia della salute in Puglia, e più in generale nel Mezzogiorno, racconta una realtà che va oltre la qualità dei servizi sanitari. A determinare lo stato di benessere di una popolazione, infatti, il Sistema sanitario incide solo per il 10 per cento. Il resto è scritto nelle condizioni socio-economiche: reddito, istruzione, lavoro, stile di vita. Ed è proprio qui che si annidano le radici dei divari che continuano a separare il Sud dal Nord.
Lo sottolinea Danny Sivo, direttore sanitario del Policlinico di Bari, che richiama l’attenzione su un nodo irrisolto: la fragilità sociale incide tantissimo sulla domanda. Negli ultimi anni, la pressione sul sistema è esplosa: «Rispetto a cinque anni fa – spiega Sivo – le prescrizioni di visite sono raddoppiate. Gli over 90 aumentano e la richiesta di prestazioni sta crescendo in modo vorticoso».
Domanda in aumento
Il risultato è un’equazione quasi impossibile con più anziani, più cronicità, più richiesta, ma con lo stesso numero di operatori e finanziamenti distribuiti ancora sulla base della «spesa storica», penalizzante per il Sud. La componente sociale, insomma, pesa in modo determinante. «Solo una parte delle condizioni di salute è legata alla qualità del sistema sanitario, il resto dipende anche dal reddito. L’attesa di vita è più elevata nei posti a maggiore reddito», aggiunge Sivo. E qui il Mezzogiorno paga decenni di ritardi strutturali: lavori usuranti, alimentazione povera e oggi sempre più costosa, scarsa possibilità di accedere a palestra, sport e prevenzione. «Stiamo sottovalutando il peso dell’impatto sociale sulla salute», sottolinea il direttore sanitario del Policlinico.
Mobilità sanitaria
A complicare il quadro c’è il fenomeno ormai cronico della mobilità sanitaria verso il Nord, anche per prestazioni di bassa complessità. Un paradosso, soprattutto se si considera che il Policlinico di Bari è un’eccellenza riconosciuta: «Siamo il primo centro in Europa per trapianti, il terzo al mondo – evidenzia Sivo – eppure, c’è ancora chi preferisce sottoporsi a interventi anche semplicissimi al Nord. Dobbiamo avere un po’ più di fiducia per migliorare la nostra reputazione».
Nonostante tutto, il sistema sanitario pugliese continua a reggere sotto una pressione crescente, anche se reggere non equivale a risolvere, e non basta a compensare gli effetti delle disuguaglianze sociali. Per questo, la questione meridionale emerge come un tema che supera i confini dell’economia e della politica, rivelandosi sempre più una questione sanitaria e sociale.
Le regioni del Sud, Puglia compresa, continuano a scontare un divario accumulato in decenni, fatto di condizioni lavorative più dure, minore accesso alle opportunità e fragilità diffuse che incidono profondamente sulla salute delle persone. In questo contesto, il Sistema sanitario è chiamato a sostenere una domanda crescente con risorse spesso insufficienti, mentre la popolazione presenta tassi più elevati di cronicità e vulnerabilità e, senza interventi capaci di ridurre tali diseguaglianze strutturali, il Mezzogiorno continuerà a pagare un prezzo più alto, non solo in termini di efficienza dei servizi, ma soprattutto di benessere reale e qualità della vita.










