C’è una strada, lungo la quale si muove la Protezione civile pugliese negli anni fra il 2017 e il 2021, e che supera gli ostacoli imposti dalla normativa europea sugli appalti.
È quella degli affidamenti diretti, evolutasi in pandemia in provvedimenti d’urgenza, rigorosamente sotto soglia, e cioè il cui importo sia inferiore alle soglie previste dal codice dei contratti pubblici. E per percorrere questa strada, è sufficiente frazionarli, evitando così il rischio di aggiudicarli ad imprese non amiche.
Sarebbe stato questo, secondo gli investigatori, il modus operandi adottato da Mario Antonio Lerario, l’ex dirigente della Protezione civile pugliese, in carcere dal 23 dicembre scorso con l’accusa di corruzione aggravata. E con affidamento diretto hanno eseguito i lavori (più d’uno negli anni) gli imprenditori coinvolti nella maxinchiesta e sottoposti a perquisizione il 24 dicembre scorso: Francesco Girardi (35 anni) di Acquaviva delle Fonti, Antonio Illuzzi (55 anni) di Giovinazzo, Luca Ciro Giovanni Leccese (57 anni) di Foggia, Donato Mottola (54 anni) di Noci, Domenico Tancredi (39 anni) di Altamura, e Sigismondo Zema, barese di 54 anni.
A ciascuno di loro, negli ultimi anni, sono stati pagati importi considerevoli per acquisto di beni o servizi e per lavori eseguiti. Tra tutti, però, spiccano quelli di Girardi e Tancredi, titolari o soci della G. Scavi di Acquaviva delle fonti (lo stesso paese di origine di Lerario) e della Tancredi restauri.
Al primo, già dal 2017 erano stati affidati appalti per centinaia di migliaia di euro, incluso quello per la realizzazione del parcheggio per le auto nell’ambito del progetto per la nuova sede del Consiglio regionale pugliese. E, come da copione, per quest’opera, i costi erano raddoppiati, passando dai 750 mila euro iniziali a un milione 450 mila euro.
Una circostanza che fa il paio con l’affidamento diretto dei lavori di restauro della facciata nord ovest del Palazzo dell’Agricoltura, al lungomare Nazario Sauro, sede della Giunta regionale, svolti dalla Tancredi Restauri e pagati con 70 mila euro. Che si sommano ai 3 milioni 650 mila euro pagati con sei diversi mandati alla stessa Tancredi Restauri in date comprese fra il 1 ottobre e il 24 novembre 2020. Circostanze che si scoprono e cadono come tessere di un domino, mentre i finanzieri del Nucleo di polizia economico-tributaria indagano ancora, dopo aver arrestato Lerario, notificando lo stesso provvedimento ai domiciliari a Leccese e Mottola, accusati di aver pagato rispettivamente 10 mila e 20 mila euro all’ex dirigente infedele. Questo, almeno, l’importo accertato nelle intercettazioni del 22 e 23 dicembre scorsi.
Ma le indagini sono solo all’inizio e spaziano in tutta la regione, arrivando a Brindisi: «Il reparto mobile di tearapia intensiva Covid costato più di un milione di euro di fondi pubblici e realizzato dalla Protezione civile è inagibile perché pare ci piova all’interno», denuncia Massimiliano Oggiano, capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale e consigliere provinciale, che chiede l’intervento del sindaco Riccardo Rossi. Si tratta di 28 posti letto che si sarebbero dovuti aggiungere a quelli già esistenti nell’ospedale Perrino. Fu inaugurato ad aprile, ma oggi, in caso di necessità, è inutilizzabile.
Di appalti e tangenti, poi, parleranno oggi Leccese e Mottola, durante l’interrogatorio di garanzia dinanzi alla gip Anna Perrelli.