Tornare alla terra tutti insieme, senza barriere, fa bene. Questo il senso del seminario “Agricoltura sociale e benessere“, organizzato nel pomeriggio di ieri nella sala Javarone del municipio di Gioia del Colle dal Forum regionale dell’Agricoltura Sociale nell’ambito del progetto La Scuola del Contadino. Moderato da Rosa Angela Silletti, il dibattito ha visto in apertura l’intervento del sindaco gioiese Giovanni Mastrangelo: «Un progetto che consente da un lato il recupero delle abitudini del mondo agricolo, dall’altro una funzione più prettamente sociale di inclusione, educativa e di recupero. Un’iniziativa sperimentale che comincia a dare risultati evidenti sul nostro territorio come ho potuto verificare personalmente, vedendo la gioia e la partecipazione dei ragazzi coinvolti».
Visti gli indubbi benefici dell’agricoltura sociale, sia per gli operatori professionali che per i soggetti fragili coinvolti, è necessario un intervento politico, come sottolineato dall’assessora ai Servizi sociali del Comune di Gioia del Colle, Vanna Pontiggia. Sto chiedendo espressamente che nei Piani di zona si riprenda a parlare dell’aspetto socio-sanitario, che è stato finora colpevolemente tralasciato, in modo che i cittadini tornino a fruire dei servizi essenziali».
Un plauso al progetto da parte del presidente del Forum dell’agricoltura sociale di Puglia, Fabrizio Guglielmi. «Nel 2022 i comuni vanno incontro alla programmazione dei servizi integrati territoriali, per questo è tempo per “La scuola del contadino” di accreditarsi in questo senso, parallelamente alla crescita delle esperienze dell’agricoltura sociale. Serve una riflessione sulla qualità della vita di chi partecipa a queste attività, e di qui ragionare su come innescare processi virtuosi di consolidamento e diffusione di queste buone pratiche».
Per Cecilia Posca, presidente di Tracceverdi (società cooperativa capofila del progetto), essenziale è stato «interrogarsi su come poter dare a giovani con disturbi apprendimento, diversamente abili o con disagi socio-economici gli strumenti per non vivere più ai margini ed entrare nel mondo del lavoro. Per loro abbiamo elaborato un’alternativa, un progetto di 30 mesi che per due volte a settimana coinvolge i ragazzi in attività innovative, perché comincino non solo a capire il mondo lavoro ma il concetto stesso di comunità. Una realtà che vuol essere un modello sperimentale che, dopo un protocollo di intesa con le istituzioni, si potrebbe replicare in altri comuni». Il presidente della cooperativa Sole Luna Giovanni Barnaba ha voluto ringraziare «le aziende disponibili ad accogliere i ventisei ragazzi coinvolti dal progetto durante gli stage estivi, e a far mettere loro le mani in pasta grazie ad autorizzazioni speciali, in modo da vederli all’opera fuori da meccanismi rigidi, perché fossero finalmente liberi e protagonisti». Tra le esperienze virtuose di agricoltura sociale, quella raccontata dal direttore dell’Unità Operativa di Salute mentale di Mesagne e San Pancrazio Carlo Minervini nel Centro Marco Cavallo a Latiano (Brindisi) «E’ stata fatta letteralmente una scelta di campo, non stare dietro una scrivania ma coltivare un rapporto immediato con le persone con sofferenza psichica, e il legame tra agricoltura e psichiatria si fonda sul concetto di salute mentale di comunità. Nel mio ruolo ho cercato di enfatizzare le risorse, gli studi e i sogni degli ospiti, senza soffermarmi sulle fragilità. Questo atteggiamento dà possibilità enormi di rapporto terapeutico e di ripresa, per garantire un futuro da produttori di reddito per se stessi».