Pendevano due mandati di cattura internazionale emessi dai magistrati russi sull’ex dirigente privato del settore petrolchimico russo, Gennardy Lisovichenko, arrestato al porto di Bari lo scorso 20 gennaio.
Le accuse a suo carico, secondo quanto si apprende, sono state emesse dal tribunale di Mosca nel giugno del 2020, per il reato di truffa, e dal tribunale del distretto di Leninsky ad agosto del 2019 per corruzione.
Lisovichenko, secondo quanto è stato possibile ricostruire, è arrivato in Italia a bordo della nave “Superfast II” dalla Grecia. Una volta sceso dal traghetto, il russo è stato controllato nell’ambito dei dispositivi di sicurezza previsti nel porto da parte della Polizia di Frontiera e della Guardia di Finanza ma dai successivi accertamenti è emersa la richiesta di arresto internazionale ai fini dell’estradizione emessa dai tribunali russi.
Lisovichenko è stato immediatamente trasferito nel carcere di Lecce: in tasca aveva due biglietti aerei della compagnia Ryanair per il giorno dopo, un volo da Bari a Bergamo e una da Bergamo a Odessa, e, dunque, era concreto il pericolo di fuga.
Non solo: nei suoi confronti è stata anche elevata una sanzione amministrativa perché durante i controlli sono stati trovati poco più 10mila euro che non erano stati dichiarati alla dogana.










