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Dall’Albania al Senegal, emigrare è fare impresa: a Bari il racconto delle storie di una nuova Italia

La terza edizione della Biennale dei Racconti d’Impresa, che quest’anno ha per tema le «Energie», dedica ampio spazio alla letteratura che indaga il presente. Oggi e domani spicca la presentazione di Il freddo in Africa e altre storie di un’Italia nata altrove (Luiss University Press, 2023), reportage di Karima Moual che ridisegna i confini dell’identità…
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Karima Moual

La terza edizione della Biennale dei Racconti d’Impresa, che quest’anno ha per tema le «Energie», dedica ampio spazio alla letteratura che indaga il presente. Oggi e domani spicca la presentazione di Il freddo in Africa e altre storie di un’Italia nata altrove (Luiss University Press, 2023), reportage di Karima Moual che ridisegna i confini dell’identità italiana attraverso undici ritratti di imprenditori migranti. Stasera, alle 18.30, la Libreria Laterza ospiterà un incontro con l’autrice, l’imprenditore Sergio Fontana e la giornalista Maria Grazia Rongo, mentre domani alle 10, Moual dialogherà con gli studenti dell’IPS «Giulia Monteleone» di Conversano.

Oltre gli stereotipi

Il libro di Karima Moual non si limita a celebrare storie di successo, ma ricostruisce la complessità di percorsi segnati da discriminazioni, ostacoli e sradicamenti. L’autrice sceglie l’imprenditoria come filo rosso per restituire dignità alle soggettività migranti, evitando sia la criminalizzazione sia la retorica del «super-immigrato». Come spiega nella sua introduzione: «La storia dell’immigrazione e dei migranti nella sua narrativa ha subìto una rappresentazione schizofrenica. Dalla criminalizzazione dell’immigrato si è passati alla figura del buon lavoratore, a quella del super-immigrato». Moual invita invece a guardare questa pluralità di esperienze come parte integrante di una «nuova Italia», costruita quotidianamente da chi porta con sé un altrove. Il segmento imprenditoriale permette di fotografare i cambiamenti in atto nel Paese, restituendo una geografia emotiva e sociale che supera le narrazioni semplicistiche e divisive.

Undici vite, un unico coraggio

Le storie raccolte nel volume spaziano dall’Africa all’Asia, dal Medio Oriente all’Europa dell’Est, componendo un mosaico di ambizioni e resilienza. C’è Evelyne Afaawua che affronta pregiudizi e stereotipi con un’idea imprenditoriale inclusiva, Abdessalam Bouhadi che introduce il mercato halal in Italia, Mohamed Radwan Khawatmi che da studente siriano diventa esportatore di elettrodomestici verso il Medio Oriente. Gaphios Garas, il «Dell egiziano» formatosi dai Salesiani, conquista il settore dell’elettronica di consumo, mentre Madi Sakandé vuole letteralmente «portare il freddo in Africa». Indrit Mema arriva dall’Albania con il gommone negli anni Novanta e costruisce un’impresa di segnaletica stradale, mentre Sun Juje rappresenta la seconda generazione cinese tra ristorazione e globalizzazione. Halima Hadir contamina moda italiana e marocchina puntando al lusso, Yassine El Aouak conquista il mercato dei parcheggi, Patrycja «Patty» Bloom valorizza le diversità dall’atelier romano, mentre Mbaye Ndiaye lotta contro il caporalato nell’agricoltura pugliese.

Emigrare, atto d’impresa

L’intuizione più potente del libro sta nel riconoscere l’emigrazione stessa come atto imprenditoriale primordiale. «Che poi emigrare, lasciandosi alle spalle tutto o niente, portando corpo e anima in un Paese nuovo e sconosciuto, non è in fondo il primo atto di iniziativa imprenditoriale?», si chiede Moual. «Certo, non ci sono fondi, non c’è l’idea imprenditoriale di un prodotto o di un’iniziativa. Ma c’è l’io, le proprie capacità, sulle quali si investe in un viaggio, assumendosi il rischio di vincere o fallire». L’imprenditoria immigrata diventa così il passo successivo di chi prova a scrollarsi l’etichetta dell’ultimo, mettendo a frutto peculiarità e diversità. Un processo di autodeterminazione che si gioca non solo con i fatturati, ma con la cultura stessa, in una battaglia quotidiana per riconoscimento ed emancipazione. Il libro include anche un’intervista al Nobel Muhammad Yunus sul microcredito e un rapporto della Fondazione Leone Moressa che certifica 750.000 imprenditori stranieri attivi in Italia nel 2021.

Una nuova narrazione

«Volevo raccontare una storia d’immigrazione e, consapevole che non ce n’è una sola per tutti, ho provato a raccontarla attraverso un elemento unificante: l’imprenditoria», conclude Moual. «Ho trovato che fosse quello l’elemento capace di restituire meglio l’ambizione, il coraggio, la forza nel superare gli ostacoli in una continua ricerca di un arrivo». Il volume restituisce importanza al background dei migranti, troppo spesso ignorato per pigrizia o eurocentrismo, dimostrando come le radici siano fonte di ispirazione e contribuiscano a creare ponti con i Paesi d’origine. Questa «storia italiana che in questi decenni ci è cresciuta a fianco» coinvolge oggi quasi cinque milioni di persone, più centinaia di migliaia di naturalizzati che rimangono nella «costante percezione di immigrati». Il libro di Moual offre strumenti per comprendere questa complessità, restituendo umanità a chi non smette mai di viaggiare, anche quando è già arrivato.

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