Daniel e Domenico, sono due gemelli di Santeramo in Colle. Infermieri di giorno, scatenate drag queen di notte, quando diventano le Sorelle Pompadur.
Sono proprio loro le protagoniste di “Sisters – Una vita da sogno”, in esclusiva dal 9 gennaio solo su Discovery+. La loro è una doppia vita, piena di passione e di contraddizioni al centro di una fitta rete di relazioni familiari, lavorative e artistiche, contraddistinte dal calore del Sud, da tabù difficili da sfatare e dai sogni di un futuro cosparso di lustrini. Ma adesso le “Sorelle Pompadour” hanno una missione: convincere l’adorata mamma a presenziare a un loro spettacolo e ad accettare la loro eccentrica creatività.
Una storia che strizza l’occhio al divertimento ma che porta con se un forte messaggio di inclusione, di profondo amore e di accettazione della diversità.
Da dove nasce la vostra passione?
«La nostra passione per quest’arte nasce in maniera graduale: abbiamo avuto sin da piccoli la passione per canto, ballo e recitazione perché da adolescenti iniziammo a cantare in parrocchia in un coro polifonico diretto da un maestro tenore il quale notò la nostra predisposizione per il canto e ci esortò a studiare. Da quel momento iniziammo a prendere lezioni private prima singolarmente e poi insieme. Armonizzando le canzoni a due voci iniziammo a esibirci in manifestazioni facendo casting e partecipando a noti programmi televisivi, ma c’era qualcosa che ci lasciava insoddisfatti e incompleti»
Raccontateci la vostra storia
«Abbiamo studiato infermieristica a Bologna e lì conoscemmo il mondo delle Drag Queen e fummo coinvolti nel concorso “Miss Drag Queen” Emilia Romagna cui partecipammo in maniera inconsapevole e con la voglia di divertirci.
Dopo esserci laureati siamo tornati in Puglia e abbiamo trovato lavoro qui. Grazie a un’amica e collega di lavoro, nel periodo di carnevale, iniziammo sempre in maniera amatoriale a esibirci come duo drag “Le sorelle Pompadur”. Nel 2019 conoscemmo poi Raven Voice, drag storica, che stava preparando un contest chiamato “Drag Factor”, ispirato al noto programma X-Factor, e decise di inserirci nel suo team “le di più”. Questa magnifica esperienza, durata circa sei mesi, con innumerevoli sfide a colpi di tacchi e parrucche, ci ha portato alla vittoria nella sezione Puglia, Molise, Basilicata. Iniziammo allora, con i suoi consigli a creare i nostri show fino a vincere il programma e iniziare a fare questa arte in maniera professionale mettendoci tutta la nostra creatività e curando ogni dettaglio. Di qui poi abbiamo avuto varie collaborazioni con discoteche e non solo».
Tutto questo non interferisce con il vostro lavoro?
«Assolutamente no, anzi, i colleghi sono nostri sostenitori e fans sfegatati; vengono a vedere i nostri show. Dobbiamo ringraziarli perché comprendono la nostra arte così come i nostri datori di lavoro che cercano di agevolarci, quando è possibile, per poter avere dei giorni liberi per gli spettacoli. Ci sacrifichiamo molto per non farlo pesare sui turni, quindi corriamo a casa a prepararci per essere pronti per la notte. Ma quando hai la passione per qualcosa non è un peso, lo si fa con piacere e con l’obbiettivo di regalare con la propria arte sorrisi ed emozioni a chi ci guarda mettendo da parte stanchezza».
La prima cosa che avete pensato il primo giorno che vi siete esibiti?
«Nel 2019, durante il concorso “Drag Factor”, abbiamo presentato un show da noi ideato, una fiaba per spiegare da dove nasce il nostro nome d’arte con delle enormi tazze da tisane (pompadur appunto). In quella occasione ci siamo resi conto che tutto questo ci faceva sentire completi e realizzati a livello artistico soprattutto grazie al calore che il pubblico ci dimostrava. Abbiamo trovato quel tassello mancante che serviva per avere una svolta non solo artistica, ma anche personale. Oggi siamo più sicuri di noi perché, fin da piccoli, eravamo molto in sovrappeso e questo ci ha resi insicuri. Siamo stati più volte bullizzati nel corso degli anni anche per il nostro essere “diversi” agli occhi degli ignoranti. Abbiamo perso molti chili e poi l’arte drag ci ha fatto accettare i nostri difetti trasformandoli in punti di forza e esaltando le nostre qualità. Le sorelle Pompadur hanno dato tanto a Daniel e Domenico nella vita di tutti i giorni».
Pensate di lasciare il lavoro di infermieri per fare solo questo nella vita?
«Assolutamente no, è un lavoro che ci dà tante soddisfazioni. Poter dare aiuto a coloro che soffrono e regalare anche sorrisi ci fa sentire realizzati anche a livello personale. Purtroppo per poter portare in scena spettacoli, costumi, gioielli, bisogna avere anche una base economica solida perché spesso la nostra arte non è ancora riconosciuta e ricompensata in maniera adeguata. Per i costumi ci sono sarti che lavorano per noi, chi fa i gioielli, chi acconcia le parrucche. Se si vuole fare questa professione in maniera seria ci sono tantissime spese da sostenere. Il nostro lavoro da infermieri ci permette di avere una sicurezza economica».
Che cosa hanno pensato i vostri genitori quando gli avete rivelato la vostra passione?
«All’inizio l’abbiamo tenuto nascosto, infatti cercavamo anche di nascondere nelle foto dei nostri punti distintivi come i tatuaggi per non farci riconoscere, però questo non ci faceva sentire sereni perché ai nostri genitori raccontiamo qualsiasi cosa. Un giorno le abbiamo spiegato cosa facevamo in queste serate e in cosa consisteva essere delle drag queen ma i nostri non sono mai venuti a vederci dal vivo. Questa è la missione che abbiamo in questo docufilm, per scoprire come andrà non vi resta che guardarlo».
Il vostro sogno nel cassetto ?
«Sta per realizzarsi: l’enorme possibilità di essere protagonisti del docufilm “Sisters – Una vita da sogno” sulla nostra vita personale e artistica, che uscirà il 9 gennaio sulla piattaforma Discovery+».