L’inchiesta e la sentenza «Codice interno» sono state al centro del benvenuto al nuovo dirigente della squadra Mobile di Bari, Nicola Lelario. Non un saluto di maniera, ma un’accoglienza importante quella del capo della procura della Repubblica di Bari, Roberto Rossi, e del coordinatore della Direzione distrettuale antimafia, Francesco Giannella, nei confronti di Lelario, ma soprattutto un riconoscimento verso il questore, Massimo Gambino, e la squadra della Mobile ogni giorno impegnata a combattere la mafia e la criminalità organizzata. Una squadra, in precedenza diretta da Filippo Portoghese ora vicario alla Questura di Lecce, che ha lavorato «bene e in fretta» su «Codice interno» svelando il meccanismo sui rapporti politica e mafia a Bari in occasione della amministrative del 2019. E quanto alle Regionali, a margine della presentazione del nuovo dirigente della Mobile, il coordinatore della Dda, Francesco Giannella, sollecitato a commentare la pratica del voto di scambio ha risposto con un laconico: «Siamo sempre in allerta».
Il procuratore
«Ci tenevo a venire qui – ha detto Rossi – perché se tecnicamente il volto che appare è quello del procuratore, chi ha lavorato sono gli uomini che avete davanti», sottolineando l’impegno degli agenti sul voto di scambio e non solo. «Vengono fatte tante indagini – ha proseguito Rossi – ma “Codice interno” è stata molto difficile perché bisognava avere molto equilibrio e, nello stesso tempo, capacità di non fermarsi di fronte a nulla». «Conosciamo Bari – ha aggiunto Rossi – e sappiamo che sono stati toccati alcuni gangli importanti della città. Nello stesso tempo, con grande professionalità, bisognava uscire da dinamiche che non ci appartengono».
La cultura della prova
«Il giudice, in maniera terza, ha ritenuto il lavoro fatto di “eccellenza”» ha proseguito il procuratore. «Una squadra che ha lavorato benissimo attraverso la cultura della prova guardando i fatti» e mettendo da parte «i sospetti o i pensieri». «Una sentenza – ha dichiarato Rossi – sintesi di ore ed ore di ascolti complicati e difficili da leggere e interpretare». «Il lavoro continua», ha poi concluso il procuratore.
Codice interno
Di una settimana fa la sentenza, con rito abbreviato, di «Codice interno». Tra i principali imputati l’ex consigliere regionale, Giacomo Olivieri, condannato a 9 anni di reclusione per voto di scambio, e Savino Parisi ed Eugenio Palermiti, boss di Japigia, entrambi condannati a 11 anni di carcere per reati di mafia.
La Dda
Quanto al voto di scambio, del 22 settembre l’audizione del coordinatore della Dda di Bari, Francesco Giannella, in Commissione parlamentare antimafia. Definì il voto di scambio «un fenomeno antico e trasversale». Sollevando poi la questione dal punto di vista «sociale, sociologico e culturale» e soffermandosi su «l’abitudine dei cittadini a essere troppo rilassati su questo tema». Rispetto ai controlli nei seggi elettorali Giannella aggiunse: «Occorre che i presidenti di seggio siano rigorosi e inflessibili: se una persona consegna un cellulare e l’altro lo tiene in tasca, prende in giro il seggio elettorale, ma può benissimo scattare la foto al voto che sta esprimendo. Bisognerebbe mettere cento milioni di telecamere? Non si può, il voto è segreto». E a poco più di un mese dalle Regionali, sulla preoccupazione che il voto di scambio possa condizionare l’esito, Giannella ha risposto: «Siamo sempre in allerta».