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C’è elettricità nell’aria a Bari: dopo il derby adesso serve ritrovare certezze

Nervi troppo tesi e poco coraggio. Il pareggio a reti bianche di Monopoli nonostante abbia consentito al Bari di tornare a muovere la classifica, seppur di poco, lascia in dote una situazione di allerta. Da una parte le fibrillazioni di D’Errico con allenatore e compagni, il disappunto di Antenucci durante la sua sostituzione, le dichiarazioni…
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Nervi troppo tesi e poco coraggio. Il pareggio a reti bianche di Monopoli nonostante abbia consentito al Bari di tornare a muovere la classifica, seppur di poco, lascia in dote una situazione di allerta. Da una parte le fibrillazioni di D’Errico con allenatore e compagni, il disappunto di Antenucci durante la sua sostituzione, le dichiarazioni al veleno, e forse inopportune, di Simeri nel post gara («Mi sono sentito pugnalato alle spalle da alcuni tifosi»). Dall’altra l’atteggiamento pavido della squadra di fronte a qualche colpo dell’avversario.

Segnali da non sottovalutare e che consegnano dopo la sfida del Veneziani un Bari paradossalmente vittima della «pressione da capolista» e ancora ferito dalla pesante e inattesa sconfitta casalinga con il Messina. Proprio la dinamica e la gestione della gara con il Monopoli hanno suffragato la tesi di una squadra ancora alle prese con il contraccolpo del ko incassato per mano dei siciliani una settimana fa. Dopo i primi dieci minuti di gara ben giocati, con intensità, in modo propositivo e manovriero, sono bastate due palle perse improvvidamente nella propria trequarti, e altrettanti pericoli per la porta di Frattali, per indebolire la squadra sul piano delle certezze. Un atteggiamento che si è inevitabilmente tradotto con un pericoloso abbassamento del baricentro e un gioco molto meno fluido e più compassato. «Ci siamo spaventati», ha ammesso lo stesso tecnico Mignani, cercando poi di spiegare l’incapacità del Bari nel non approfittare della superiorità numerica maturata durante gli ultimi venti minuti di partita: «C’era la voglia di andare a colpire, ma anche l’attenzione di non prendere ripartenze, perché basta poco per farti male». Parole che se da un lato hanno denotato il rispetto per un avversario come il Monopoli, tra i più temibili in casa, dall’altro hanno confermato la paura di una squadra ancora sotto l’effetto della ripartenza mortifera subita nel finale della gara con il Messina e costata la sconfitta. Poco coraggio figlio non solo di uno stato d’animo più «fragile», ma anche di scelte di formazione più conservative, che hanno sacrificato la fantasia in favore di muscoli e corsa in mezzo al campo.
È il caso di Andrea D’Errico, che, come accadde nel girone di andata, si conferma croce e delizia del Bari. Fuori per scelta tecnica dall’undici iniziale, quando è stato chiamato dalla panchina non è riuscito a lasciare il segno, rendendosi anche protagonista di schermaglie con Mignani e alcuni compagni in campo. «Non ha inciso perché probabilmente non è entrato come sarebbe dovuto entrare, forse si aspettava di giocare dall’inizio. Ma ho la libertà di scegliere chi far giocare e se ho bisogno di lui nell’ultimo quarto d’ora mi deve dare tutto quello che ha in quel momento; questo mi sembra molto chiaro», la stoccata a fine gara del tecnico genovese. Meno spigolosa sembra invece la situazione che ha portato alla sostituzione di Antenucci, arrivata nel momento in cui l’attaccante stava profondendo il massimo sforzo, sfiorando in un paio di occasioni il gol: «Aveva avuto poco spazio e faceva più fatica a giocare palle sporche. Volevo più fisicità e ho scelto Cheddira che pensavo fosse più adatto, capace alle volte di spaccare le partite. Poi Mirco aveva giocato già tre incontri in una settimana e non posso permettermi di perderlo», l’analisi di Mignani proiettato inevitabilmente già a Torre del Greco dove il Bari sarà di scena domani pomeriggio alle 18. In vista dell’impegno contro i corallini servirà ritrovare in fretta equilibrio, certezze e soprattutto calma. Dentro e fuori dal campo. Che sia delle inseguirtici la pressione.

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