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Bari, rubata l’auto della coordinatrice della rete delle malattie rare: all’interno la carrozzina del figlio disabile

L'auto della dottoressa Giuseppina Annichiarico, coordinatrice del Coremar, il Coordinamento regionale delle malattie rare, è stata rubata ieri, a Bari, in zona Hotel Nicolaus Sheraton durante un congresso proprio sul tema delle malattie rare. Nell'auto - adattata alla guida per persone con disabilità -, oltre alla borsa della professionista originaria di Grottaglie, con tutti gli…
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L’auto della dottoressa Giuseppina Annichiarico, coordinatrice del Coremar, il Coordinamento regionale delle malattie rare, è stata rubata ieri, a Bari, in zona Hotel Nicolaus Sheraton durante un congresso proprio sul tema delle malattie rare.

Nell’auto – adattata alla guida per persone con disabilità -, oltre alla borsa della professionista originaria di Grottaglie, con tutti gli strumenti, c’era anche la carrozzina del figlio Ettore, che denuncia l’accaduto sui social.

Si tratta, spiega il ragazzo, di una Kia Sportage del 2018, targata FW516LS. «Questa – scrive Ettore – non è solo la storia generica di un furto di un’auto in quanto, seppure un piccolo mezzo, bisognerebbe comprendere il valore di cosa significhi quell’auto sia per me che per tutti noi».

All’interno la sedia a rotelle, il cartellino per disabili e la borsa della dottoressa

Il veicolo è infatti adattato alla malattia di Ettore con «particolari modifiche su misura che compromettono di fatto in maniera sostanziale le funzioni e l’estetica dell’auto, dovendo aggiungere in plancia tutta una serie di controlli per luci, frecce e segnali acustici, più un adattamento vistoso al volante». All’interno dell’auto «c’era la mia sedia a rotelle, il cartellino per i disabili e la borsa da medico lì pronta per essere disponibile a chiunque la chiami a qualsiasi ora del giorno e notte. Ricreare adesso tutti questi accorgimenti sarebbe davvero difficile e, vista la mia condizione, sicuramente si allontana sempre più anche solo la possibilità di sperare di poter riprendere a guidare», sottolinea il giovane.

«Ma non è tutto – prosegue -. Quell’auto significa anche ben altro per tutti noi perché, sin da quando ha sostituito la sua predecessora, è stato il mezzo che ha potuto permettere tutti gli spostamenti quotidiani in ogni parte d’Italia da parte di un medico che si batte ogni giorno annullando quasi completamente se stessa e sottraendo tempo ed energie alla propria famiglia affinché, me, noi, i nostri figli, zii, genitori, parenti stretti o lontani o amici possano in qualche modo beneficiare di tutte quelle accortezze di cura e sostegno che il nostro Stato prevede ma che aspetta e, ahimè, necessita costantemente di qualcuno che li renda effettivi. Quell’auto, tra mille urgenze, permetteva a una donna sempre pronta a servire la comunità di essere dove più serviva», prosegue Ettore, chiedendo che «questo comunicato si diffonda il più possibile, affinché, cortesemente, l’auto possa essere ritrovata e continuare a svolgere il suo piccolo grande compito».

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