Proteste e rivolte nel Cpr di Bari Palese, il Centro di permanenza per il rimpatrio. La denuncia lanciata dalla comunità Intifada Studentesca riferisce di «tantissime persone salite sui tetti in segno di rivolta» nel fine settimana, ma anche nella giornata di ieri, per chiedere di parlare con la direttrice della struttura in merito alle «condizioni invivibili di quel posto». A partecipare all’azione quasi tutti i moduli, tranne uno che, non avendo accesso diretto al tetto, ha comunque aderito alle rivolte «con uno sciopero della fame».
La comunità studentesca spiega inoltre che la polizia era presente, ma non è intervenuta, nonostante in alcuni dei moduli coinvolti siano divampati degli incendi. Ieri mattina, invece, i migranti sono tornati sui tetti del centro bloccando l’ingresso degli avvocati e impedendo lo svolgimento delle udienze per la convalida o la proroga del trattenimento amministrativo. «I “detenuti” – sottolinea Intifada – protestano perché sono stanchi di essere rinchiusi per mesi in centri definiti da loro stessi “peggio di un carcere”».
Lo stato di agitazione
I disordini, però, non riguardano solamente coloro che nei centri ci vivono, ma anche i dipendenti impiegati nelle strutture. Torna infatti a far discutere anche la situazione del Cara, il centro di accoglienza per richiedenti asilo di Bari Palese.
Questa volta le proteste non arrivano solo dagli ospiti (che ad oggi sono circa 750). A proclamare lo stato di agitazione è anche il personale delle pulizie e dell’accoglienza, con una mobilitazione promossa da Fp Cgil, Filcams Cgil e dalla Camera del lavoro di Bari per denunciare pubblicamente le condizioni di lavoro e «il peggioramento delle condizioni igienico-sanitarie» nella struttura, oltre «all’aumento insostenibile dei carichi di lavoro per gli addetti», spiega la Cgil. Dalle 10, dunque, lavoratori, sindacati e ospiti del centro saranno impegnati in un sit-in di protesta davanti alla Prefettura del capoluogo per dire basta ai carichi di lavoro insostenibili, al sovraffollamento e alle condizioni di insicurezza a cui sono costretti.
Le condizioni nel centro
La protesta, spiega il sindacato, non ha intenzione di lasciare spazio «a strumentalizzazioni becere, che non hanno altro obiettivo se non quello di criminalizzare gli ultimi» per deviare l’attenzione dai tagli alla spesa pubblica, «nel nostro caso alla spesa per l’accoglienza da parte del governo, impoverendo i lavoratori tutti impiegati nel settore». Alla base della mobilitazione c’è l’esasperazione di chi quotidianamente frequenta gli spazi del Cara, che siano questi dipendenti o ospiti.
Tra i problemi più volte segnalati rientrano gli ambienti inadeguati ad accogliere gli ospiti così come i lavoratori, la carenza del sistema sanitario, condizioni igieniche precarie e turni di lavoro eccessivi visto il numero del personale impiegato nella struttura. Fp, Filcams e Cgil Bari, intanto, hanno chiesto un incontro alla Prefettura a margine della mobilitazione di questa mattina per discutere con le autorità locali della situazione e individuare insieme soluzioni urgenti e concrete.