Sulla carta sono almeno 3mila i posti di lavoro che potrebbero esserci in più nella zona industriale di Bari, e non solo, nei prossimi anni.
Non si sono ancora spenti gli echi della manifestazione di sabato scorso, convocata dalle organizzazioni sindacali proprio per accendere i riflettori sulle tante vertenze che segnano la grave crisi di pezzi dell’economia locale. Tuttavia, per fortuna, non mancano notizie e dati a supporto che segnalano anche una certa vitalità dell’area metropolitana di Bari, come le 500 assunzioni in Deloitte o il piano di rientro di 436 dipendenti in Natuzzi, solo per citarne due.
C’è la Atos, multinazionale che opera nel settore IT che sta cercando “casa” nel capoluogo pugliese. Un gruppo da 12 miliardi di fatturato e 110mila dipendenti che a Bari partirebbe dalle prime 50 unità per arrivare a stretto giro a 300 assunzioni. Sono cento, invece, quelle ricercate dal gruppo Ovs, brand importante del settore dell’abbigliamento che ha già un grande showroom nel centro della città. Nello stabilimento che andrebbe ad insediarsi nella zona industriale del capoluogo, si effettuerebbero lavorazioni e manutenzioni proprio sugli arredi e gli strumenti per i negozi di tutta Italia.
Ancora, come non fare riferimento all’investimento del gruppo guidato da Giuseppe Bruno, ex presidente di Confindustria Avellino, che ha rilevato l’insediamento ex officine Calabrese, storica fabbrica che nella seconda metà del secolo scorso impiegava migliaia di baresi. Nel giro di due anni dovrebbe tornare a pieno regime produttivo per macchine agricole. Innovazione digitale, abbigliamento, industria pesante ma anche energia pulita con la Midsummer, l’azienda svedese ha scelto Bari per il suo prossimo stabilimento di produzione di pannelli fotovoltaici, con altre 200 assunzioni. Ntt Data Italia, multinazionale giapponese, ricevuta dal vicesindaco Eugenio Di Sciascio al quale ha prospettato un piano industriale da 15 milioni di euro di investimenti e 500 assunzioni.
«La complessità del momento esiste e non si può far finta di nulla – spiega l’ex rettore del Politecnico — Tuttavia, si vince solo insieme e serve compattezza di tutti gli attori, dagli enti alle associazioni di categoria fino ai sindacati perché solo così si risulta attrattivi all’esterno. Gli investitori vanno accompagnati anche dopo l’insediamento o i progetti durano poco».










