Un principio cardine del diritto stabilisce che non si può essere processati due volte per lo stesso fatto (ne bis in idem). Eppure, a causa di un clamoroso errore burocratico-giudiziario, un 48enne barese ha scontato ingiustamente cinque mesi agli arresti domiciliari in più rispetto al dovuto.
L’uomo è tornato libero solo oggi, 23 dicembre, dopo che il Tribunale di Bari ha revocato l’ordine di esecuzione della pena, accorgendosi del “doppione”.
La vicenda
Tutto nasce il 7 febbraio 2017, quando l’uomo viene arrestato in flagranza per aver ceduto due dosi di cocaina (valore 50 euro). Giudicato per direttissima il giorno dopo, viene condannato a 8 mesi di reclusione, pena che sconta regolarmente fino al settembre 2018, quando la sentenza diventa irrevocabile.
La vicenda sembra chiusa, ma la macchina della giustizia si inceppa. Per lo stesso identico episodio, anni dopo, parte un secondo processo (con rito ordinario) che si conclude nel 2022 con una nuova condanna, questa volta più pesante: 16 mesi. Ignaro o confuso dai meandri della burocrazia, dal 22 aprile scorso l’uomo aveva iniziato a scontare questa seconda pena ai domiciliari.
A sbrogliare la matassa è stato il nuovo difensore, l’avvocato Rubio Di Ronzo. Studiando le carte, il legale si è accorto che il suo assistito stava pagando per un reato già espiato. Presentata l’istanza di revoca per “divieto di cumuli punitivi indebiti”, il giudice ha riconosciuto l’errore e firmato l’ordine di scarcerazione immediata. Per il 48enne, un regalo di Natale arrivato con cinque mesi di ritardo.









