«In quel momento il tempo sembrò fermarsi. La sensazione era quella che stesse accadendo qualcosa di irreale, come un vuoto improvviso, come se la città intera avesse smesso di respirare». Comincia così, con la voce incrinata dal ricordo, il racconto del sindaco di Bari, Vito Leccese, che, esattamente trentaquattro anni fa, era assessore all’Ambiente nell’amministrazione comunale guidata dall’allora primo cittadino Enrico Dalfino.
Era il 27 ottobre del 1991 quando il teatro Petruzzelli, cuore pulsante della vita culturale barese, fu divorato dalle fiamme. Quel giorno Bari perse molto più di un edificio: perse una parte di sé. «Erano le cinque del mattino quando squillò il telefono – ricorda Leccese – dall’altra parte, la voce di Enrico Dalfino arrivò incrinata, quasi spezzata: poche parole, ma definitive: il Petruzzelli sta bruciando». Leccese corse immediatamente verso corso Cavour, mentre la città ancora dormiva e la notte cominciava a cedere all’alba. L’aria era impregnata di fumo e incredulità.
«Le luci dei vigili del fuoco si riflettevano sui palazzi – racconta Leccese – e tra i lampeggianti vidi Enrico: il volto rigato di lacrime, lo sguardo attonito di chi assiste all’inimmaginabile. Mi abbracciò forte e con un filo di voce disse soltanto: è una sciagura». Quell’immagine, per Leccese, resta ancora incisa come un fotogramma del dolore collettivo. La cupola crollata non era solo un simbolo architettonico distrutto: «Era una frattura dell’anima – fa notare il primo cittadino – in quelle fiamme ardeva un simbolo identitario, la memoria viva di una comunità che trovava in quel teatro il proprio specchio più nobile».
Il teatro specchio di Bari
Il Petruzzelli, nelle parole del Sindaco, non era soltanto un luogo fisico, ma rappresentava «un’idea di bellezza, di cultura, di appartenenza». Per anni, la sua assenza è stata una ferita aperta nel cuore di Bari, una mancanza che si è fatta sentire pesante sulle stagioni culturali e sulle generazioni cresciute senza conoscerne la magia. Oggi, quel dolore è diventato memoria e rinascita. Leccese parla del teatro come di un essere vivente tornato a respirare: «Il Petruzzelli è rinato dalle proprie ceneri, come sanno fare solo le opere d’arte e le città che credono nella forza della bellezza».
Le luci sul palcoscenico, le voci che ne attraversano la scena, i volti di chi ogni sera varca la soglia del teatro: tutto racconta una città che ha scelto di non arrendersi. «Le sue produzioni e i suoi suoni – spiega Leccese – sono la testimonianza di una comunità che ha saputo rialzarsi, che ha fatto della cultura un atto di resistenza e di speranza». Il nuovo Petruzzelli non è solo una ricostruzione materiale, ma un simbolo di continuità e rigenerazione. «È tornato ad aprirsi alle generazioni che non lo avevano conosciuto – prosegue il Sindaco – ed è diventato casa per le arti e i linguaggi contemporanei, un luogo in cui la musica dialoga con la vita e la cultura torna ad essere spazio di incontro».
Custodire la memoria
A trentaquattro anni dall’incendio, Leccese invita a non dimenticare: «Il Petruzzelli oggi ci ricorda che la bellezza non è mai un privilegio: è un bene fragile, da custodire con la cura e la consapevolezza che si riservano alle cose sacre». Da qui, il monito: «Ricordare è un dovere civile – ribadisce il primo cittadino – la memoria unisce ciò che siamo stati a ciò che ancora possiamo diventare, evitando che quel passato possa tornare con il suo carico di ombre e di violenza».
Parole in cui sembra riflettersi la stessa emozione di quella notte di trentaquattro anni fa, quando Bari smise di respirare per un istante, per poi rinascere dal proprio dolore. A ricordare quei momenti è anche Ferdinando Pinto, gestore del Petruzzelli all’epoca dell’incendio. «Al teatro non ci sono più tornato. È un fatto emotivo che non riesco a reggere», ha spiegato a Enzo Magistà nell’intervista per il programma «Storie», in onda questa sera su Telenorba. Oggi Pinto vive a Roma, ha cinque nipoti, lavora come produttore cinematografico e ha raccontato di continuare ad amare Bari e di tornarci sempre con molto piacere.










