Francesco Boccia si toglie più di un sassolino dalle scarpe all’indomani dell’inchiesta della Dda che ha portato all’arresto di sei persone a Modugno, tra cui l’assessore Antonio Lopez, candidato alle regionali per Forza Italia. Il senatore e presidente del gruppo Pd al Senato parla di «indignazione» e pretende le scuse dal centrodestra. Per Boccia, quella che esplode oggi a Modugno non è solo una vicenda giudiziaria, ma anche politica: «La comunità non si meritava tutto questo».
Il riferimento è diretto e punta al cuore della polemica esplosa un anno e mezzo fa con l’inchiesta Codice Interno, che allora aveva messo sotto la lente l’ex sindaco di Bari, Antonio Decaro e l’amministrazione comunale, aprendo la strada alla possibilità – poi esclusa dal ministro dell’Interno Piantedosi – dello scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose. In quei mesi, il centrodestra scatenò una campagna durissima contro Decaro, con conferenze stampa, attacchi quotidiani e una narrazione che metteva in dubbio la tenuta etica del centrosinistra barese. Ora il contrattacco: «Chi ha infangato Bari e Decaro chieda scusa», afferma Boccia, facendo intendere la volontà del deputato Mauro D’Attis e i vertici del centrodestra pugliese di aver costruito un processo politico mediatico che oggi, alla luce dell’inchiesta su Modugno, si ritorcerebbe contro gli stessi promotori.
Boccia chiede chiarimenti anche al sindaco di Modugno, Nicola Bonasia, «sull’accusa di essere stato a conoscenza dei rapporti tra Lopez e persone vicine al clan Parisi». Per il senatore, un amministratore non può permettersi zone d’ombra: «Chi rappresenta una comunità seria come Modugno ha il dovere di rispondere e spiegare». Il messaggio è netto: il Pd rivendica trasparenza e pretende che il centrodestra faccia lo stesso, chiarendo anche se gli episodi di scambio di voti siano riferiti anche ad altre competizioni oltre a quelle emerse.










