Nella chiesa di San Gioacchino, nel cuore pulsante della movida di Terlizzi, quest’anno il Natale ha un sapore amaro e un impatto visivo spiazzante. La mangiatoia è rimasta vuota. Niente Gesù Bambino, solo un lenzuolo bianco circondato da balle di fieno, allestito dall’artista Paolo De Santoli.
Non è una dimenticanza, ma un grido di dolore lanciato dal parroco, don Michele Stragapede: «Potrà mai nascere il Principe della Pace se abbiamo dichiarato guerra alla vita?». Una scelta forte, quasi scandalosa per la tradizione, nata per scuotere le coscienze nel pieno delle festività consumistiche.
«La nostra parrocchia si trova dove c’è il “delirio” dei festeggiamenti – spiega il sacerdote –. Ci siamo chiesti: facciamo finta che tutto vada bene? Che non ci siano bambini uccisi a Gaza, in Israele, in Sudan?». Don Michele snocciola i numeri di quella che definisce una moderna “strage degli innocenti” opera di nuovi Erode: i 16mila bambini morti nella Striscia e in Israele, i 20mila minori ucraini deportati, le vittime della crisi in Sudan. «Il mondo va in frantumi, si militarizza la cultura e la terra – si legge nel messaggio diffuso sui social –. Il Bambinello nascerà solo se, come diceva Madre Teresa, lo metteremo nella storia garantendogli pane e dignità. Altrimenti il Natale resta un rito vuoto, utile solo a incrementare gli auguri su WhatsApp».
