Il 2021 si chiude con un triste bilancio per l’economia pugliese: sono state circa 39 al giorno le attività che hanno abbassato la serrando. La poca fiducia dei consumatori, i numerosi “stop and go” imposti dal governo, certo non hanno aiutato il settore. Non va meglio alla vicina Basilicata che, seppur con un risicato bilancio positivo, nel 2021, registra 2.060 attività chiuse a fronte di 2.774 nuovi avvii. Per Confartigianato” è il segno della “resistenza” delle microimprese artigiane”. Si contraddistingue per particolare vivacità il settore delle costruzioni, con un aumento dell’1,80%, e dei Servizi di supporto alle imprese con un 2,29% nei nove mesi del 2021 (dati Unioncamere). Al contrario soffrono le attività manifatturiere con un 0,70%.
Il tasso di crescita c’è, dunque, ma potrebbe non essere abbastanza.
Il saldo tra natalità e mortalità delle imprese è matematicamente positivo, per la Puglia un +2,06 per cento con 7881 aziende all’attivo. Tuttavia il dato potrebbe non essere una realistica fotografia dello stato di salute dell’economia ma il risultato di virtuose politiche regionali che hanno “dopato” il mercato in termini di supporti verso start up e microimprese.
I livelli occupazionali
Sul fronte del lavoro, dopo il calo registrato nel 2020 e nei primi mesi del 2021, secondo i dati dell’ Istat la dinamica dell’occupazione in regione si è sensibilmente rafforzata. Anche grazie ad un incremento della partecipazione al mercato del lavoro, che era diminuita marcatamente durante i mesi di maggiore diffusione dell’epidemia. La dinamica occupazionale è stata sostenuta dall’avvio di 84.600 contratti di lavoro, dato superiore al 2020 e anche al 2019. Analogamente a quanto si è verificato nel resto del Paese, l’ iperbole positiva ha beneficiato dell’estensione degli strumenti di integrazione salariale e delle misure sul divieto di licenziamento, parzialmente rimosso dal 1° luglio. Tuttavia “non è tutto oro quello che luccica” e c’è ancora margine di miglioramento infatti secondo l’ultimo aggiornamento sull’economia della Puglia di Banca d’Italia, l’87 % di tutte le assunzioni di cui si è parlato sono a tempo determinato.
Uno sguardo oltre la regione
Stesso andamento a livello nazionale: secondo l’analisi statistica realizzata da Unioncamere e InfoCamere – il 2021 a livello si è chiuso sicuramente con un ritrovato slancio delle attività imprenditoriali che, tra gennaio e dicembre, hanno fatto registrare 332.596 nuove iscrizioni (il 14% in più rispetto all’anno precedente). Tuttavia dopo la frenata imposta nel 2020 dal lockdown e dalla fase acuta dell’emergenza Covid, il rimbalzo della natalità non ha però coinciso con un pieno recupero del dato pre-pandemia, mantenendo un gap di circa 20mila aperture in meno rispetto al 2019 e di circa 50mila in meno rispetto alla media del decennio ante-Covid. Il Mezzogiorno è l’area del Paese che registra il maggior numero di iscrizioni: quasi 109mila le nuove imprese nate lo scorso anno, a fronte di circa 72mila cessazioni.
Secondo Unioncamere «i risultati dell’analisi mostrano che l’andamento delle iscrizioni è certamente correlato alle prospettive dell’economia ma anche determinato da andamenti settoriali diversificati e dalle politiche di aiuti pubblici. Appare poi incoraggiante il significativo contributo dato dalle regioni del Mezzogiorno alla crescita del tessuto produttivo».
