Da almeno tre giorni la notizia circolava tra gli attori politici, anche se quando c’è di mezzo Silvio Berlusconi l’imprevedibile è dietro l’angolo. E lo sa bene Raffaele Fitto, che negli anni è stato vicinissimo al Cavaliere e non solo come ministro in uno dei suoi governi, ma anche come leader politico, tanto che verso la fine degli anni dieci in molti pensavano che fosse lui l’erede predestinato.
Onorevole Fitto lei Berlusconi lo conosce bene, un tempo era considerato il suo delfino. Dica la verità, lei sapeva che sarebbe finita così?
«Tutte le ipotesi erano aperte e nulla era scontato. Berlusconi ci ha creduto davvero e tutto il centrodestra con lui, Fratelli d’Italia lo avrebbe sostenuto lealmente. È sicuramente un gesto di generosità: pur avendo trovato i numeri per la sua elezioni, rinuncia alla candidatura per senso di responsabilità verso l’Italia e per non lacerare il Paese in un voto che, comunque, poteva nascondere delle insidie».
Secondo lei Matteo Salvini, che nelle ultime 48 ore si è incontrato con tanti leader politici, ha avuto un ruolo determinante in questa scelta di Berlusconi?
«Francamente non credo. Berlusconi sa fare benissimo le sue valutazioni. Del resto, ribadisco, è quello che scrive nella nota diramata subito dopo il vertice di centrodestra: “Dopo innumerevoli incontri con parlamentari e delegati regionali, anche e soprattutto appartenenti a schieramenti diversi della coalizione di centrodestra, ho verificato l’esistenza di numeri sufficienti per l’elezione”, ma non quel clima politico. Ho apprezzato molto il passaggio dove pone l’unità del Paese condizione indispensabile: “L’Italia oggi deve combattere la gravissima emergenza sanitaria, bisogna far uscire il paese dalla crisi”».
Ritiene che ci siano le condizioni tra domani (oggi, ndr) e lunedì per un presidente condiviso?
«Il centrodestra è sicuramente pronto a fare un nome, anzi più nomi, sui quali chiedere la convergenza di altre forze politiche. Abbiamo in Parlamento i numeri necessari per eleggere, certo non da soli, il nuovo presidente della Repubblica. Quello che non possiamo accettare sono i veti nei confronti dei nomi proposti dal centrodestra. Nomi sui quali sarebbe importante invece una convergenza molto ampia».
Il centrodestra è orientato su un no a Draghi, si spiana la strada a un Mattarella bis?
«Nel vertice di questa sera (ieri, ndr), il centrodestra non ha discusso di una possibile candidatura di Draghi, e non è un mistero la posizione di Fratelli d’Italia che è quella di una contrarietà al governo Draghi. Infatti siamo anche l’unico partito all’opposizione del Governo. Un Mattarella Bis? Non credo sia interessato lo stesso Mattarella, che ha espresso in più occasioni la volontà di non voler rimanere al Quirinale. Per altro mi sembra di avere visto una foto del suo staff comunicazione pubblicata sui social con i cartoni quasi pronti per andar via».
La legislatura nelle condizioni attuali con il passo indietro di Berlusconi corre più rischi?
«Questa legislatura secondo Fratelli d’Italia non ha da tempo le condizioni necessarie per andare avanti. Eravamo contrari al Conte 1 e Conte 2, ma anche a Draghi perché sono governi sostenuti da maggioranze che non sono state volute dagli italiani, sono governi che tengono insieme tutto e il contrario di tutto e Draghi, che pur stimiamo, alla fine si barcamena nelle urgenze, ma senza vere riforme che diano davvero il segno di una discontinuità con il passato. Per questo oggi come ieri noi auspichiamo che questa legislatura non continui e si vada al voto, così come democraticamente avviene nel resto del mondo e dell’Europa (due esempi USA e Germania) dove tanti Paesi vanno al voto nonostante siano alle prese sia con il Covid sia sul PNRR, esattamente come l’Italia, dove per altro facciamo tutte le altre votazioni: amministrative e regionali, passando dalle supplettive, ma quelle politiche “no”».