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Via libera alle trivelle. C’è preoccupazione per coste e acque italiane

Molti ricordano la battaglia del 2016 sul referendum per bloccare le trivellazioni in mare alla ricerca di idrocarburi. Fu uno scontro che vide tra i massimi protagonisti l’allora presidente del consiglio, Matteo Renzi, e il presidente della regione Puglia, Michele Emiliano. Una consultazione, però, senza risultati perché, nonostante l’85 percento dei voti favorevoli allo stop…
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Molti ricordano la battaglia del 2016 sul referendum per bloccare le trivellazioni in mare alla ricerca di idrocarburi. Fu uno scontro che vide tra i massimi protagonisti l’allora presidente del consiglio, Matteo Renzi, e il presidente della regione Puglia, Michele Emiliano. Una consultazione, però, senza risultati perché, nonostante l’85 percento dei voti favorevoli allo stop alle ricerche, non si raggiunse il quorum della maggioranza assoluta degli aventi diritto.

Poi arrivano gli anni dei governi grillini, tra i più acerrimi oppositori alle trivellazioni che bloccarono le ricerche nel 2019, con il governo Conte 1, con una moratoria. Fino ad oggi, quando l’impennata dei prezzi delle materie prime energetiche ha riproposto il tema dell’autosufficienza. Così il governo ha pubblicato la mappa Pitesai (piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, ndr), dove sarà possibile eseguire rilevazioni di idrocarburi, che di fatto sospende la moratoria.
Il piano prevede il raddoppio delle estrazioni che passano da 3 a 6 miliardi di metri cubi l’anno.
A prendere in considerazione il momento difficile è proprio il ministero per la transizione ecologica che nel provvedimento firmato dal titolare, Roberto Cingolani, sottolinea come nel 2020 la produzione di gas naturale in Italia sia calata di quasi undici punti e mezzo di percentuale. Il piano prevede che si potranno fare ricerche sia sulla terraferma che in mare e coinvolge buona parte delle regioni italiane. Secondo il ministro, «si tiene conto sia della sostenibilità ambientale che di quella economica e sociale». Ovviamente, i pareri sono discordanti. Confindustria, e non poteva essere altrimenti, «è favorevole alla ripresa delle ispezioni», mentre i verdi, con Angelo Bonelli, parlano di «omicidio perfetto al clima, invece di attuare i piani del pnrr per le fonti energetiche alternative».
Tra i territori interessati maggiormente da nuove autorizzazioni e di ripresa delle trivellazioni in siti già esistenti ci sono la Puglia e la Basilicata. Nel primo caso con le ricerche in mare sia nell’Adriatico che nel tratto prospiciente Taranto, per la Lucania, invece, sono stati individuati siti sulla terraferma.
«Un disastro», è il commento del presidente della commissione attività produttive della camera e deputato pugliese del movimento 5stelle, Giovanni Vianello. Secondo il parlamentare, «presto le trivelle torneranno a devastare coste e acque italiane. In particolare in Puglia ci saranno almeno 11 istanze di ricerca: nove in adriatico e 2 nel canale di Taranto. Un vero e proprio passo indietro rispetto alla transizione ecologica».

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