SEZIONI
SEZIONI
Bari
Sfoglia il giornale di oggiAbbonati

Verso il Colle. Draghi resta in pole position

Si vota per il Presidente della Repubblica, ma in realtà si cerca un nuovo premier. Mentre a Montecitorio i 1.009 grandi elettori sceglievano tutti la «famosa signora scheda bianca», come definita dalla radicale Emma Bonino, a pochi passi si discuteva di governo e ministeri. Il nome più quotato per succedere a Sergio Mattarella, il nome…

Si vota per il Presidente della Repubblica, ma in realtà si cerca un nuovo premier. Mentre a Montecitorio i 1.009 grandi elettori sceglievano tutti la «famosa signora scheda bianca», come definita dalla radicale Emma Bonino, a pochi passi si discuteva di governo e ministeri. Il nome più quotato per succedere a Sergio Mattarella, il nome più adatto a rappresentare quella “sintesi” acclamata da tutti i partiti, rimane quello dell’attuale presidente del Consiglio Mario Draghi. Ma le trattative, ieri, si sono incagliate sulla formazione di governo, e fino alle prime ore della serata la soluzione era ancora lontana da essere trovata: mentre il segretario dem Enrico Letta e il numero uno della Lega Matteo Salvini annunciavano un incontro “disteso e cordiale”, le seconde fila parlavano di una discussione ancora “in alto mare”.

Un nome decisivo per sedere a Palazzo Chigi non esiste: c’è chi ancora vorrebbe la ministra alla Giustizia Marta Cartabia e chi continua a nominare l’ex segretario generale della Farnesina Elisabetta Belloni, ma tra gli incontri sono spuntati anche i nomi dell’uomo della Cultura Dario Franceschini e della “nemesi” salviniana Giancarlo Giorgetti. Il vero nodo, però, rimarrebbe quello dei dicasteri. Tra tutti, il ministero degli Interni: il leader del Carroccio Salvini vorrebbe a tutti i costi il suo attuale sottosegretario, Nicola Molteni, ma Draghi (e gli altri) non sembrano proprio dell’idea. Se il premier non riuscirà a trovare quella famosa “sintesi” sul nuovo governo, difficilmente potrà essere il futuro Presidente della Repubblica. Ecco perché se nella giornata di ieri si sono susseguiti frenetici gli incontri tra tutti i numeri uno dei partiti – prima la coalizione di centrosinistra, poi Letta e Salvini, poi ancora Lega e Movimento 5 Stelle -, il vero “king maker” di se stesso è diventato l’ex presidente della Bce, che ha passato un lunedì di fuoco tra faccia a faccia e chiamate con i leader. Nel mezzo, i tentativi dei partiti di essere protagonisti di una partita in cui nessuno ha i numeri per essere un battitore libero. Il M5S ha continuato a riproporre il fondatore della comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi – per poi scoprire, però, che loro stessi non sanno se l’ordine sarà mai davvero votarlo («ora facciamo scheda bianca, ma abbiamo un nome di rilievo», dichiara l’ex ministro Toninelli, che alla domanda se lo sceglierà il giorno dopo, risponde con un confuso «questo non lo so»). Mentre Fdi ha lanciato il nome del magistrato Carlo Nordio («ma Meloni può anche andare da sola», ripetevano ieri gli alleati regionali davanti a Montecitorio). Eppure, la Lega sembra non avere dubbi: «Il centrodestra è compatto e proporremo la nostra rosa di nomi», affermava ancora Salvini in un lungo poker con i ministeri in palio. Oggi è un altro giorno, e si vedrà. Nell’aria, comunque, davanti al portone ligneo di Montecitorio, ha risuonato sempre lo stesso motivetto: «C’è sempre l’ipotesi di un Mattarella bis». Sempre che lui abbia voglia di svuotare di nuovo gli scatoloni.

ARGOMENTI

CORRELATI

string(0) ""

Lascia un commento

Bentornato,
accedi al tuo account

Registrati

Tutte le news di Puglia e Basilicata a portata di click!