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Rifiuti, Legambiente Puglia: «Il sistema è carente. Si verifichi l’attuazione del Piano Regionale»

Il sistema di raccolta e gestione dei rifiuti oggi esistente in Puglia ha "delle importanti carenze sia per l’impiantistica regionale, sia per la gestione stessa del rifiuto differenziato". È quanto afferma Legambiente Puglia in una nota chiedendo una verifica sull'attuazione del Piano regionale per la gestione dei rifiuti. Le carenze, sottolineano dall'associazione, sono state rese…

Il sistema di raccolta e gestione dei rifiuti oggi esistente in Puglia ha “delle importanti carenze sia per l’impiantistica regionale, sia per la gestione stessa del rifiuto differenziato”. È quanto afferma Legambiente Puglia in una nota chiedendo una verifica sull’attuazione del Piano regionale per la gestione dei rifiuti.

Le carenze, sottolineano dall’associazione, sono state rese ancora più evidenti anche qualche settimana fa, quando all’impianto Tmb di Conversano è scattato il blocco al conferimento per tutti i comuni della Provincia di Bari a causa delle eccessive impurità presenti nella raccolta.

Se si vuole parlare di rifiuti e della loro gestione, bisogna partire dai dati, aggiungono da Legambiente riportando i dati del rapporto Rifiuti urbani 2022 dell’Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale (Ispra), insieme al Sistema nazionale a rete per la Protezione dell’Ambiente (Snpa): la Regione Puglia nel 2021 ha prodotto e trattato un totale di 1.864.834,85 tonnellate di Rifiuti urbani. Di questi, 1.066.312,67 tonnellate sono rifiuti differenziati, mentre 797.719,68 tonnellate sono di indifferenziato, con una percentuale di RD 57,2%. Di circa 1 milione tonnellate di differenziata, 436 mila tonnellate riguardano la frazione organica. (41 % della RD). Ulteriori 400 mila tonnellate di rifiuti vanno negli impianti di Trattamento meccanico biologico perché non intercettati prima o ben differenziati. Dal punto di vista impiantistico ci sono nove impianti di compostaggio che trattano circa 283 mila tonnellate di organico. E uno di digestione anaerobica che tratta circa 62 mila tonnellate di rifiuti organici. Da sottolineare come ben 91 mila tonnellate di rifiuti vengono mandate fuori regione per essere trattate e smaltite.

Legambiente ricorda anche la recente sentenza del Tar Lombardia che annulla la norma regolatoria di Arera sulla definizione degli impianti di gestione dei rifiuti come “minimi”, funzionali alla chiusura del ciclo dei rifiuti urbani.

Stante l’attuale gestione “quasi totalmente privatistica” del ciclo dei rifiuti, dunque, per Legambiente “non è possibile ‘imporre’ chi può fare cosa o a quale costo”.

In questo scenario, il presidente di Legambiente Puglia, Ruggero Ronzulli, commenta l’intenzione della Regione Puglia di creare una società pubblica per la gestione e il trattamento dei rifiuti, facendo confluire l’Ager (Agenzia territoriale per la gestione dei rifiuti) in Aseco (società ad oggi interamente controllata da Acquedotto Pugliese).

«Se da un lato tale operazione può essere d’interesse collettivo e in linea con quanto più volte richiesto da Legambiente Puglia durante la discussione del Piano Regionale dei Rifiuti, ovvero puntare maggiormente sull’impiantistica pubblica per una maggiore garanzia di gestione e trattamento, dall’altro si certifica di fatto il fallimento dell’attuale gestione dei rifiuti in Puglia», afferma Ronzulli. «Di certo oggi la colpa non può essere data ai privati, che hanno in sostanza retto l’intero sistema dei rifiuti – prosegue – ma a chi per anni ha dato vita a questo cattivo regime di gestione. Da qui è fondamentale che il pubblico offra più garanzie di gestione, così da certificare attraverso anche enti esterni ciò che realmente viene trattato e prodotto».

Legambiente Puglia accoglie con favore “la presa di coscienza il fatto che ci si sia accorti finalmente che qualcosa non va” ma sottolinea la necessità di verificare l’attuazione del Piano regionale dei rifiuti chiedendo, conclude Ronzulli, «l’approvazione dell’Osservatorio regionale dei rifiuti che verifichi l’attuazione del Piano Regionale, la coerenza delle politiche messe in atto e soprattutto l’azione della nuova società pubblica che si vuole realizzare. Perché solo con la partecipazione diretta dei cittadini e del mondo della società civile si può realmente vigilare e dare attuazione agli impegni presi».

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