«Senza un intervento urgente del Governo migliaia di lavoratori del turismo sono a rischio e i primi licenziamenti sono già iniziati», è l’allarme di Confesercenti per un settore che ad ogni ondata della pandemia è il primo a subirne i contraccolpi economici. Anche questa volta, l’impennata dei contagi è immediatamente seguita da cancellazioni di prenotazioni e da rinunce a vacanze e svago.
Solo che questa volta c’è la novità che la cassa integrazione straordinaria, adottata proprio per far fronte al Covid, non è rinnovata e dopo il 31 dicembre 2021 le imprese sono state costrette a mandare a casa i primi lavoratori. «Senza una immediata soluzione sono a rischio 200.000 posti di lavoro nel comparto turistico», avverte Confesercenti.
È assurdo che, nonostante le molte rassicurazioni, cinque giorni dopo la scadenza ufficiale degli ammortizzatori sociali non si siano ancora adottati i provvedimenti necessari. Va bene il Green pass per chi lavora, ma occorre prima di tutto salvaguardare l’occupazione: tante imprese non sono più in grado di garantirla senza un intervento che dia continuità alla cassa integrazione di alberghi e agenzie di viaggio, fino al settore degli eventi. Tutte attività che sono in un lockdown di fatto.
«Il grido di dolore dell’industria del turismo è quello di un settore dinamico che ha bisogno di programmare le stagioni con largo anticipo. Sono fiducioso che il governo, nella sua collegialità, lo saprà raccogliere ed introdurre gli interventi per attenuare l’impatto economico negativo della pandemia su un comparto così importante alla formazione del Pil», è la promessa del ministro del turismo Massimo Garavaglia, della Lega, che ribadendo di essere «al fianco degli operatori turistici» si impegna a portare all’attenzione collegiale del governo le richieste del settore. A partire dalla proroga della moratoria sui prestiti bancari e dal ripristino dal 1 gennaio scorso della proroga della cassa integrazione. Tutti interventi utili che, però, potrebbero arrivare fuori tempo massimo per le discoteche visto che l’ennesima chiusura per le feste di fine anno ha prodotto un ammanco di oltre 200 milioni di euro riducendole quasi sul lastrico e secondo Maurizio Pasca, presidente dei gestori che aderiscono a Confcommercio, «con il rischio di scrivere la parola fine per l’intero settore».