Inizia oggi la distribuzione alle Regioni e alle Province autonome dei primi 11.200 trattamenti dell’antivirale Paxlovid, la pillola anti Covid di Pfizer, dopo la firma del contratto fra la struttura del Commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo e la casa farmaceutica americana. L’accordo prevede la fornitura di 600mila trattamenti nel corso del 2022, che verranno progressivamente distribuiti alle amministrazioni, non appena disponibili, secondo le indicazioni del ministero della Salute e dell’Aifa. Il nuovo antivirale, in grado di prevenire l’aggravarsi dei sintomi e il ricovero nel 90 per cento dei casi, non sarà a disposizione di tutte le persone contagiate, ma solo di quelle più a rischio di sviluppare sintomi gravi della malattia o di chi non può vaccinarsi per problemi di salute. La cura durerà cinque giorni su prescrizione del medico.
All’inizio della primavera potrebbe invece essere a disposizione in Italia il vaccino per la fascia di età compresa fra zero e cinque anni. Lo ha confermato ieri il coordinatore del Cts Franco Locatelli sottolineando che anche in questo caso saranno previste due immunizzazioni e ci sarà un dosaggio «ulteriormente ridotto» rispetto a quello che viene proposto per i bambini fra cinque e 11 anni. «Direi che potrebbe essere ragionevole ipotizzare l’orizzonte dell’inizio della primavera per avere questi vaccini a disposizione, dopo che le agenzie regolatorie avranno dato il via libera», spiega Locatelli. Intanto sembra allontanarsi l’ipotesi di ricorrere a una quarta dose.
«Al momento ci sono prove insufficienti da parte dei trial clinci o dal mondo reale a supporto di una raccomandazione sulla popolazione generale» del secondo booster al vaccino contro il Covid. Lo ha detto in un punto stampa il capo della strategia vaccinale dell’Ema – ente regolario del farmaco nell’Unione europea -Marco Cavaleri, rinnovando comunque l’invito a proseguire le campagne di vaccinazione, primo booster incluso, contro il virus. «Abbiamo visto emergere altre sub varianti di Omicron come la cosiddetta mutazione BA2, che si sta diffondendo in molti Paesi – continua l’esperto – È troppo presto per dire quanto questa variante differisca da Omicron in termini di trasmissibilità e in termini di evasione immunitaria» ma «resta una forma strettamente collegata a Omicron».










